Flavio BarbieroLA CAVERNA DEL TESOROMosè e il monte di DioDreamBOOK edizioni, Pisa, 2024 |
Per dovere di onestà intellettuale, devo far precedere le mie considerazioni su questo libro da una necessaria premessa, che peraltro mi sembra anche indispensabile per risultare credibile agli occhi di chi già mi conosce. Personalmente, va detto, soffro di una cronica ed incoercibile allergia ai racconti biblici, certamente non per antipatia nei confronti del popolo d'Israele, ma perché mi fanno venire l’orticaria tutte le dottrine religiose più dogmatiche, esclusiviste ed intolleranti, ad iniziare proprio da quelle delle tre grandi religioni abramitiche [*]. Ciò nonostante, ho accolto molto volentieri l'invito di Flavio a leggere il suo libro in anteprima, non solo per la nostra amicizia ultra sessantennale risalente ai tempi dell'Accademia Navale, ma perché avevo già osservato con curiosità la sua precedente ricerca delle tracce della misteriosa isola di Atlantide e mi aveva poi colpito la sua crescente passione nel condurre ed illustrare, attraverso una copiosa produzione letteraria, conferenze ed interviste, le sue ricerche delle altrettanto misteriose tracce bibliche.
Il libro si apre dunque con due antefatti: un eccidio apparentemente insensato ordinato da Mosè, verso l'inizio dell'Età del Ferro, e le ricerche dell'archeologo italiano Emmanuel Anati, direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici (CCSP) in Valcamonica, conosciuto da Flavio fin dagli anni ‘70. L'amicizia e le intuizioni del Prof. Anati, che identificò poi la montagna di Har Karkom con il biblico Monte Sinai, furono due fattori determinanti per l'avvio dello studio e delle ricerche trentennali che dovettero poi impegnare Flavio, con l'ausilio di suo fratello Claudio, e che sono descritte nel libro, alternando le varie fasi dei sopralluoghi e degli scavi archeologici con le ricostruzioni storiche degli eventi locali pertinenti, dai tempi di Mosè fino all'epoca della guerra Giudaica e della conseguente distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei Romani.
Ecco una brevissima sintesi dell’origine e dello sviluppo di queste ricerche tratta dalla relazione che Claudio Barbiero presentò al Rotary Club Abano Terme Montegrotto Terme, di cui fu poi Presidente nel biennio 2017-18:
« Dopo tanti studi, riletture della Bibbia e della storia antica, Flavio Barbiero pubblica nel 1988 "La Bibbia senza segreti". Nel 1989 la prima spedizione, a cui ne seguiranno tante altre, a volte assai avventurose, per cercare sul terreno le tracce, labili ma preziose, del popolo che giunse al monte Sinai dopo un lungo cammino, stazionando nei pressi di pozze d'acqua e accampandosi con tende in un territorio già percorso prima di loro da altre popolazioni, che a loro volta lasciarono tracce. I fratelli Barbiero, anche grazie all'aiuto di strumenti sofisticati, sono certi di aver ricostruito con grandissima precisione l'intero percorso, fino a riconoscerne il luogo più importante: una caverna segreta sul monte Horeb, che fu abitazione di Mosè, poi la tomba di famiglia e tante altre cose nei secoli. »
Lo stesso Flavio Barbiero inizia il capitolo finale ("Epilogo") con queste considerazioni:
« Paolo e Giuseppe Flavio impiegarono meno di tre anni per trovare la cripta. ... Io e mio fratello Claudio abbiamo impiegato trent’anni. Comuni mortali, senza denaro e senza alcun titolo di merito speciale ... Partiti da una intuizione leggendo un passo della Bibbia e basandoci sulle scoperte archeologiche del Prof. Emmanuel Anati ad Har Karkom, abbiamo ricostruito la storia della cripta mettendo assieme informazioni frammentarie e slegate contenute in una lunga serie di fonti indipendenti, letterarie, storiche e leggendarie, confermate da precisi riscontri archeologici. E ci siamo intestarditi per anni a cercarla sulla cima di un piccolo monte senza nome, dopo aver maturato la convinzione che si trattasse del biblico monte Horeb. E finalmente, quando ormai stavamo perdendo le forze fisiche per proseguire, il miracolo. Era la fine di settembre del 2019 ... »
L’esposizione prosegue più avanti con l’ultima fugace trasferta in Israele, dopo la forzata pausa del Covid-19, per tentare di portare a termine la ricerca archeologica in loco nell’arco dei soli tre giorni disponibili:
« Io e mio fratello eravamo entrambi ottantenni, ... il 1° dicembre del 2021 a lavorare sul monte Horeb ... Per prima cosa rimuovemmo la terra che avevamo versato sulla balza, fino ad arrivare a quello che anni prima ci era sembrato il suo pavimento naturale. ... Cominciammo a scavare ... »
La narrazione si conclude infine con la descrizione delle evidenze archeologiche rinvenute (giudicate coerenti con le intuizioni di Flavio) e con un’ipotetica ricostruzione delle antiche iniziative che potrebbero aver portato il sito archeologico nell’odierno stato.
In definitiva si tratta di un racconto che ho iniziato a leggere con qualche prevenzione, ma che ha subito catturato la mia attenzione, facendo man mano accrescere la voglia di divorare una dopo l’altra le successive tappe della ricerca, accompagnate da un’ininterrotta sequenza di progressive scoperte che acuivano la speranza di un epilogo luminoso. Se tale epilogo è stato solo sfiorato, lo si deve all’attuale conflitto locale che ha precluso la possibilità di un definitivo completamento dello scavo. Ma i risultati acquisiti da Flavio sono comunque stati tali da consentirgli di fornire un proprio rilevante contributo alla conoscenza, nonché di rendere disponibile ai lettori un libro dall’insospettabile fascino.
Nota [*] Espressione riferita alle tre maggiori religioni monoteiste affermatesi nel Mediterraneo: giudaismo, cristianesimo e islamismo.