Quando un qualsiasi essere umano giunge al termine della sua vita terrena, parenti ed amici più stretti reagiscono alla violenza subita concentrando l’attenzione sugli aspetti positivi del loro caro, per fissarne il ricordo nel modo più edificante. Questo si riflette anche nella comune terminologia degli elogi funebri, dei necrologi e delle epigrafi tombali, in cui chiunque può divenire cittadino integerrimo, marito premuroso, padre esemplare (ciò che corrisponde peraltro ad una umanità mediamente buona).
Ma Fulvio non è mai stato una persona qualsiasi.
Fulvio è stato una persona eccezionale; una mente superiore ed uno spirito libero; uno studioso ed un uomo d’azione; un idealista con i piedi per terra; un carattere forte, indomabile, che non amava mostrare alcuna fragilità.
Ho avuto la fortuna ed il privilegio di conoscerlo da oltre cinquant’anni, vivendo a stretto contatto con lui, giorno per giorno, nei quattro anni dell’Accademia Navale, condividendo con lui la cameretta nella terza e quarta classe, rimanendo poi legato a lui da fraterna amicizia in tutti gli anni successivi.
Fin dall’Accademia, nell’ambito di tutto il nostro corso, ed in particolare nell’affiatato gruppo dei suoi amici più cari (che sono in gran parte qui presenti), egli è sempre stato considerato l’elemento intellettualmente più pregiato, per le sue non comuni capacità, non solo nel campo dello studio, ma anche e soprattutto nel ragionare ed analizzare le tematiche più complesse. Con Fulvio abbiamo a lungo discusso di tutto, dalla filosofia ai progressi scientifici, dalla storia alle nuove tecnologie, traendone sempre un apporto colto ed perspicace, acuto e stimolante.
Lui stesso è sempre stato animato da un’inestinguibile sete di conoscenza. Ogni volta che volgeva il proprio interesse verso una determinata materia, ne approfondiva lo studio senza risparmio, procurandosi tutti i libri necessari e divorandoli fino alla rimozione di ogni residuo dubbio. Poi passava ad altro. Ma non si limitava solo agli studi teorici, come si è visto con la sua partecipazione alla traversata atlantica in barca a vela (ricordata da Dino) e con l’ancor più memorabile sua avventura nel deserto libico per esplorare le tracce delle civiltà preistoriche all’estremo confine meridionale con il Ciad, sacrificando in quelle sabbie anche il suo fido fuoristrada.
La sua spiccata capacità di approfondire compiutamente l’esame di tutti i problemi e di individuare le soluzioni più appropriate è stata particolarmente preziosa nella sua attività professionale. L’abbiamo infatti visto, nell’intero arco della sua carriera, svolgere le sue funzioni con tutto l’impegno di cui era capace, agendo sempre con il massimo scrupolo, con dedizione e magnanimità, prescindendo da ogni condizionamento esterno.
Per le sue indiscutibili doti, era naturalmente destinato a pervenire ai più alti gradi della carriera in Marina. Li avrebbe certamente raggiunti senza difficoltà – ed oggigiorno avrebbe benissimo potuto essere perfino Ministro della Difesa – se non fosse stato assolutamente alieno da conformismi, da ipocrisie, dall’accettazione di compromessi.
Dovremmo allora ravvedere, in questo traguardo mancato, una sorta di fallimento? Niente affatto: è stata la più bella e convincente dimostrazione di fermezza e di coerenza, poiché egli ha vissuto la sua vita esattamente come voleva viverla, con signorilità ed eleganza, rimanendo sempre fedele a sé stesso e riscuotendo tutta la nostra ammirazione ed una stima incondizionata.
Ora, io non so davvero, in tutta sincerità, se dopo questa nostra vita vi sarà ancora qualcos’altro: un altro luogo ove potremo ritrovarci con Fulvio. Come tutti, posso solo sperarlo ardentemente. Ma quello che so con certezza è che del nostro Fulvio rimarrà per sempre un ricordo indelebile, un ricordo delle sue straordinarie qualità, dell’affetto che ci ha legato, della forza e della dignità che ha mostrato fino all’ultimo.
Parma, 4 gennaio 2013