Nel Libro V (dedicato a Tersicore) delle sue Storie Erodoto racconta, tra l'altro, la sollevazione delle colonie Ioniche dell'Asia Minore contro Dario (499 a. C.). La missione di Aristagora (Governatore di Mileto) a Sparta allo scopo di trovare l'appoggio di una potenza alleata, dà modo ad Erodoto di fare una breve digressione sulla situazione a Sparta in quel torno di tempo:
39. A Sparta non era piú sul trono Anassandrida, figlio di Leonte, che era già morto. Ma aveva il regno suo figlio Cleomene per diritto di nascita. Alessandrida, infatti, aveva preso in moglie la figlia di sua sorella, e, per quanto essa gli fosse molto cara, non ne aveva avuto figli. Stando cosí le cose, gli efori (1) lo convocarono e gli dissero :
Se proprio tu non vuoi preoccuparti dei tuoi interessi , noi non dobbiamo permettere una cosa simile e che si estingua la stirpe di Euristene (2). Perció, ripudia la moglie che hai, dato che é sterile, e sposane un'altra: cosí facendo, farai cosa gradita agli Spartani.Ma egli rispose che non avrebbe fatto né l'una cosa né l'altra; non era un buon consiglio quello che gli davano, incitandolo a ripudiare la moglie che già aveva, e che verso di lui non aveva colpa alcuna, per introdurre in casa un'altra: non li avrebbe ascoltati.
40. A questa risposta gli efori e gli anziani, dopo aver tra loro deliberato, fecero ad Anassandrida questa proposta:
Poiché tu, lo vediamo, sei completamente preso dall'amore per la sposa che hai, fa', almeno, quello che ti consigliamo, e non opporti a questo, perché gli Spartani non abbiano a prendere qualche altra decisione a tuo riguardo. Non insistiamo piú perché tu scacci la moglie che hai. Adempi pure tutti i tuoi doveri, come ora, verso costei, ma oltre a questa, sposane un'altra che possa avere dei figli.Questo, press'a poco, essi dicevano e Anassandrida acconsentí. In seguito, egli visse con due mogli, presso due focolari, facendo una cosa che non era secondo il costume di Sparta.
41. Passato non molto tempo, la moglie entrata per seconda nella sua casa mise al mondo questo Cleomene, di cui ora si parla e, mentre costei dava alla luce il futuro successore al trono di Sparta, nello stesso tempo anche la prima moglie, che fino ad allora era stata sterile, non si sa come, favorita dalla fortuna, rimase incinta. Ma, sebbene fosse veramente in queste condizioni, i parenti della seconda moglie, che erano venuti a saperlo, le recavano continuamente molestia, dicendo che si vantava senza ragione e voleva simulare il parto. E, siccome quelli facevano molto rumore e il tempo stringeva, gli efori, che non erano del tutto persuasi, si diedero ad osservare ogni cosa, stando attorno alla donna mentre partoriva; essa, effettivamente, non appena ebbe dato alla luce Dorieo, rimase subito incinta di Leonida, e, dopo questo, subito, di Cleombroto: alcuni anzi affermano che Cleombroto e Leonida erano gemelli. Invede la madre di Cleomene, cioé la seconda moglie, che era figlia di Prinetade, filgio di Demarmeno, non poté piú partorire una seconda volta.
42. Orbene Cleomene, a quanto si dice, non era completamente in senno e aveva una punta di pazzia; mentre, invece Dorieo primeggiava fra tutti i suoi coetanei, e sperava che, per i suoi meriti personali, sarebbe toccato a lui il regno. Con questo modo di pensare, quando, alla morte di Anassandrida, gli Spartani in base alla legge, crearono re il primo nato, Cleomene, Dorieo, ritenendosi offeso e non volendo restare sottomesso a Cleomene, chiese agli Spartani degli uomini del popolo per fondare una colonia. E, senza aver consultato l'oracolo in qual paese dovesse andare a fondare la colonia e senza aver rispettato alcuno degli usi ormai radicati, incapace com'era di sopportare piĆ¹ oltre la situazione, diresse la navigazione verso la Libia, mentre i Terei gli servivano da guida. Arrivato al paese di Cinipo, si stabilí nel posto piú bello della Libia, sulle rive di un fiume. Di là però, scacciato dopo due anni ad opera dei Maci, dei Libici e dei Cartaginesi, se ne tornò nel Peloponneso.
Note:
(1) Gli efori erano cinque magistrati spartani che godevano di un'autorità superiore a quella dei re stessi.
(2) Discendente di Eracle, capostipite d'una delle case reali di Sparta.