3.1- Passiamo ora a parlare della Libia, che abbiamo
lasciato come parte finale di tutta la Geografia. Di essa,
invero, abbiamo discorso a lungo anche in precedenza, ma ora é doveroso completare con
quanto é
opportuno
il Commentario, corredandolo dei dati che prima non abbiamo esposto.
Gli studiosi che hanno suddiviso in continenti il mondo abitato l'hanno suddiviso in maniera
incongrua;
all'apparenza, infatti, la tripartizione risulta di tre parti uguali, ma nella realtà
la Libia è
tanto lontana dall'essere la terza parte del mondo abitato che, pur se fosse aggiunta
all'Europa, non
sembrerebbe raggiungere le stesse dimensioni dell'Asia. Probabilmente é più
piccola anche
dell'Europa
e, quanto a risorse, le é di molto inferiore, ché molta parte dell'entroterra e della
regione costiera
dell'Oceano é deserta ed é punteggiata da insediamenti piccoli, scarsi e abitati in
prevalenza da
nomadi. Ma, a parte il deserto, il fatto che é terra nutrice di animali feroci tiene gli
uomini
lontani anche dall'area che sarebbe abitabile; e poi comprende anche una vasta fascia della
zona
torrida. In verità, tutta la fascia costiera rivolta verso di noi, fra il Nilo e le
Colonne, e,
in particolare, quella che già appartenne a Cartagine, é felicemente abitata;
eppure anche qui cadono
alcune regioni aride, come lo sono intorno alle Sirti, alla Marmarica e a Catabathmos.
La figura della Libia é, se si immagina una figura piana, quella di un triangolo
rettangolo avente
come base la linea di costa affacciata verso di noi e che va dall'Egitto e dal Nilo fino
alla
Maurusia e alla Colonne; per cateto la linea ortogonale a questa, che il Nilo traccia fino
all'Etiopia,
ma che noi prolunghiamo fino all'Oceano; e per ipotenusa la linea che corre dritta per tutta
la costa
oceanica fra l'Etiopia e la Maurusia. L'angolo al vertice della suddetta figura, cadendo
ormai
nella
zona torrida, lo definiamo in via congetturale, data la sua inaccessibiltà, e pertanto non
dovremmo
essere
in grado di definire nemmeno la massima ampiezza delle regione. Tuttavia nei libri precedenti
ho
dichiarato
che per andare
da Alessandria a Meroe, la capitale del regno degli Etiopi, verso meridione, si percorrono
circa
diecimila
stadi; e di lí, dritto fino al limite fra la zona abitata e la torrida, altri tremila stadi.
La stessa
distanza dunque deve porsi come la massima lunghezza della Libia: tredici o quattordicimila
stadi; mentre la lunghezza é di poco meno del doppio.
Questo sulla Libia in generale; ma ora parliamo delle singole parti, incominciando da quelle
occidentali,
che sono anche le piú note.
Fig. 1 - Una ricostruzione del Mondo come ce lo descrive Strabone nella Geografia.
3.2-
Abitano qui i Maurusii
(come sono chiamati dai Greci)
ovvero Mauri (come sono chiamati dai Romani e
dagli indigeni), una grande e prospera popolazione libica posta di fronte all'Iberia sul
lato che dà
sullo Stretto. E' lungo questo tratto del continente, infatti, che corre lo Stretto che
culmina
alle Colonne di Eracle, di cui si é spesso discorso.
Uscendo dallo Stretto e dalle Colonne
e tenendo la
Libia sulla sinistra si giunge al monte che i Greci chiamano Atlante e i barbari Dyris
. Di là si
protende una lingua di terra, l'ultima della Maurusia verso occidente, chiamata Le Coteis.
Lí vicino c'é anche una minuscola cittadina sul mare che i barbari chiamano Tingis, mentre
Artemidoro
le ha dato il nome di Lynx ed Eratostene di Lixos. E' in posizione esattamente opposta a
quella di
Gadeira, dalla quale dista ottocento stadi, la stessa distanza che le separa entrambe dallo
Stretto
all'altezza delle Colonne. A mezzogiorno di Lixos e delle Coteis si apre il golfo detto degli
Emporii,
che ospita insediamenti commerciali fenici. L'intera costa contigua a questo golfo é ricca
di
insenature, ma si deve considerare che, se si prescinde dalle rientranze e dalle sporgenze
lungo la
figura triangolare che ho delineato, il continente raggiunge proprio a mezzogiorno e a oriente
il suo
massimo sviluppo. La zona montagnosa che attraversa la Maurusia dalle Coteis fino alle Sirti
é
abitata
e cosí altre ad essa parallele; inizialmente da Maurusii, nella parte piú interna della
regione dal
piú consistente dei popoli libici, che porta il nome di Getuli.
3.3- Sulla costa esterna della Libia la tradizione ambienta molti eventi frutto di immaginazione, a partire dal periplo di Ofella. Di essi abbiamo dato notizia già in precedenza e li ripetiamo anche ora, chiedendo venia per gli elementi favolistici, caso mai inciampassimo in qualcuno per non voler passare ogni cosa sotto silenzio e render monca come che sia la nostra ricognizione. Si dice dunque che il golfo degli Emporii includa una caverna che, quando sale la marea, si riempie di acqua fino ad una distanza di sette stadi, e che dinanzi ad essa si protenda una piana bassa e uniforme in cui si troverebbe un altare di Eracle che non sarebbe sommerso dalla marea. Ecco questa la ritengo una delle tante invenzioni. E accanto ad essa pongo l'affermazione secondo cui nelle insenature che si aprono lí di seguito esistevano antichi insediamenti Tirii che ora sono deserti - non meno di trecento citt` - e che sarebbero stati distrutti dai Farusii e dai Nigriti; ma la distanza dichiarata di queste popolazioni da Lynx é di trenta giorni di viaggio!
3.4- Comunque, che la Maurusia sia una terra fertile, eccetto una piccola parte di deserto, e ben provvista di fiumi e di laghi, é riconosciuto da tutti. Non solo vi si trovano piante di grandezza e varietà eccezionali , ma produce di tutto. Per esempio, é la Maurusia che fornisce ai Romani le tavole da mensa, lunghe e di varia tonalità, ricavate da un unico legno. Si dice che nei fiumi vivano coccodrilli e altre specie di animali simili a quelli del Nilo - d'altra parte alcuni sono del parere che le sorgenti del Nilo si trovino vicino alle estreme contrade della Maurusia - e che in uno di questi fiumi nascano lamprede lunghe sette cubiti e con le branchie , grazie alle quali respirano, attraversate da fori. Della regione si dice pure che vi alligni un tipo di vite, tanto larga che a stento due uomini riuscirebbero a cingerla con le braccia, la quale mette fuori grappoli di quasi un cubito. L'erba di ogno tipo cresce alta, e cosí gli ortaggi come l'aro e il draconzio; ma gli steli delle carote e degli ippomarati e dei cardi raggiungono i dodici cubiti per quattro palmi di spessore. Di serpenti, elefanti, gazzelle, antilopi e animali similari, di leoni e leopardi la regione é in vario modo nutrice. Genera anche donnole simili a gatti per aspetto e dimensioni, se si esclude il muso, che é piú prominente; nonché una moltitudine di scimmie. A proposito di queste, Posidonio racconta che, mentre navigava da Gadeira alla volta dell'Italia, passando vicino al litorale libico vide una boscaglia, che arrivava fin sotto riva, piena di scimmie, alcune sugli alberi, altre sulla spiaggia, altre ancora con i piccoli e intente ad allattarli; e vedendole con le loro mammelle appesantite, e chi calva, chi con l'ernia o con segni evidenti di altri disturbi, non aveva saputo trattenere il riso.
3.5- Sopra la Maurusia, affacciato sul mare esterno, é il territorio degli Etiopi occidentali, caratterizzato per lo piú da poveri e scarsi insediamenti. Ificrate sostiene che da questi luoghi provengono cammellopardi, elefanti e i cosiddetti rhizeis, i quali sono simili ai tori quanto alla figura, ma per le consuetudini alimentari, le dimensioni e la furia che esprimono nella lotta, sembrano piuttosto elefanti. Parla inoltre di serpenti enormi, sul cui dorso cresce erba, e di leoni che azzannano i piccoli degli elefanti e li feriscono a sangue, quindi al sopraggiungere delle madri, si danno alla fuga. Le elefantesse, quando vedono i figli perdere sangue, li uccidono; allora i leoni ritornano e ne sbranano le carcasse. Ificrate aggiunge che il re dei Maurusii, Bogo, addentratosi nel territorio degli Etiopi occidentali, ne riportò come dono per la moglie delle canne, identiche a quelle dell'India, i cui nodi raggiungevano gli otto chenici di capacità; anche gli asparagi sarebbero di analoghe dimensioni.
3.6- Navigando verso il mare interno da Linx si giunge alla città di Zelis e a Tingis, quindi alla tombe dei Sette Fratelli e al retrostante monte Abila, dove abbondano le bestie feroci e gli alberi di alto fusto. La lunghezza dello stretto, entro il limite delle Colonne, é calcolata in centoventi stadi; l'ampiezza minima, dalle parti di Elephas, in sessanta.
Una volta entrati nel mare interno si susseguono numerose città e fiumi, fino al Molochath, che segna il confine fra il paese dei Maurusii e quello dei Masesili; quindi, a poca distanza dal fiume, il grande promontorio del Metagonion, una località arida e sterile. Fin qui, piú o meno, si allunga il monte che parte dalle Coteis. Dalle Coteis fino al confine dei Masesili sono cinquemila stadi. Il Metagonion si trova in corrispondenza di Nuova Cartagine, sulla riva opposta. Timostene, invece sostiene, erroneamente, che é in corrispondenza di Massalia. Da Cartagine Nuova al Metagonion c'é una distanza di tremila stadi; la traversata fino a Massalia é invece di seimila e piú.
3.7- I Maurusii si trovano dunque ad abitare una regione che per la maggior parte gode di una tal fertilità; eppure molti di essi conducono ancor oggi una vita da nomadi. Nondimeno curano molto l'aspetto esteriore: capelli a trecce, barba, monili d'oro, pulizia dei denti e taglio delle unghie; e raramente li si vede camminare l'uno vicino all'altro, perché temono che ne resti scompigliata l'acconciatura dei capelli. Combattono per lo piú a cavallo, armeggiando con l'asta in groppa a destrieri non bardati, che governano con briglie di corda; ma portano anche la spada. Quelli che combattono a piedi usano per difendersi pelli di elefanti a mo' di scudi; addosso invece portano pelli di leone, di leopardo e d'orso e vi dormono pure. Questo popolo nella sua totalità o quasi, i contigui Maselisi e i popoli libici in genere hanno lo stesso equipaggiamento e anche per il resto si assomigliano; ché si servono di cavalli piccoli, veloci e docili tanto da lasciarsi guidare da un tocco di verga; li si cinge, é vero, con una collana, di fibre legnose o di pelo, alla quale sono appese le corregge, ma alcuni eseguono gli ordini anche senza stratta, docili come cani. Gli uomini portano un piccolo scudo di pelle e una corta lancia a cuspide larga, un'ampia tunica senza cintura e una pelle, come ho detto, in guisa di pallio affibbiato sulle spalle, a protezione del torace. I Farusii e i Nigriti, i quali abitano alle spalle di queste popolazioni, dalla parte degli Etiopi occidentali, tirano anche d'arco, com'é nella consuetudine degli Etiopi, e inoltre fanno uso di carri falcati. Di tanto in tanto i Farusii vengono a contatto con i Maurusii attraverso il deserto e portano appesi alla pancia dei cavalli gli otri dell'acqua; talvolta accade che si spingano fino a Cirta passando per zone palustre e acquitrinose. Alcuni di loro hanno fama di abitare come i Trogloditi, scavandosi la casa sottoterra. Si dice che anche dalle loro parti in estate abbondino le piogge e in inverno ci sia siccità. Alcuni barbari della regione usano come indumenti e tappeti anche pelli di serpente e di pesce. Qualche autore sostiene che i Maurusii siano Indiani capitati qui al seguito di Eracle. In tempi di poco anteriori ai nostri hanno regnato sul paese i re Bogo e Bocco, che erano amici dei Romani; scomparsi costoro, la sovranità é passata a Giuba - si tratta del figlio di Giuba che combatté con Scipione contro il divo Cesare -, al quale Cesare Augusto l'ha donato in aggiunta a quello che apparteneva al padre. Giuba &ecute; morto di recente e gli é succeduto nel regno il figlio Tolomeo, natogli dalla figlia di Antonio e Cleopatra.
3.8- Artemidoro contesta ad Eratostene il fatto che chiama Lixos, anziché Lynx, la città situata all'estremità occidentale della Maurusia e “fenicie” un buon numero di città ora in rovina, delle quali peró non si trova alcuna traccia; e poi di aver sostenuto che nelle regioni occidentali dell'Etiopia l'aria sa di mare e nelle ore mattutine e in quelle serali é pesante e caliginosa. Com'é possibile, infatti, che ciò accada in zone secche e torride? Tuttavia lo stesso Artemidoro rilascia dichiarazioni piú gravi di queste a proposito della medesime località. Descrive infatti immigrati Lotofagi che si sarebbero spartita la zona arida (si estenderebbero fino all'entroterra cirenaico) e si ciberebbero di loto,un tipo di erba, se non di radice, grazie alla quale non avvertono il bisogno di bere, laddove gli abitanti dell'area, pur esposti allo stesso clima, bevono latte e mangiano carne.
Nemmeno lo storico Tanusio si astiene da narrazioni fantasiose riguardo alla Maurusia. Racconta infatti che nei dintorni di Lynx si trovano la tomba di Anteo e uno scheletro di sessanta cubiti che Sertorio avrebbe portato alla luce e quindi nascosto nuovamente sottoterra. Anche le informazioni che dà sugli elefanti sono favolistiche; dice che mentre le altre bestie fuggono il fuoco, gli elefanti gli fanno la guerra e lo tengono sotto controllo perché divora le piante. Contro gli uomini combattono, mandando alcuni di essi in avanscoperta; quando li vedono fuggire, fuggono anch'essi, e dopo aver ricevuto una ferita , gettano davanti a sé, in atto di supplica rami d'albero o erba o polvere.
3.9- Dopo il territorio dei Maurusii viene quello dei Masesili, che ha inizio dal fiume Molochath e si arresta al promontorio chiamato Treton, il punto di confine dei Masesili con i Masili. Dal Metagonion fino al Treton corrono seimila stadi, ma qualcuno ne conta meno. L'area costiera ingloba un buon numero di città e fiumi e un territorio benedetto dalla natura; ma noi ci accontenteremo di nominarne solo le località piú celebri.
A mille stadi dal confine suindicato c'é la città di Siga; era una residenza del re Soface; ora invece é in rovina. Dopo Soface resse il paese Masanase, poi Micipsa e quindi i suoi successori; in tempi piú vicini a noi Giuba, il padre dell'altro che é morto recentemente. Anche la residenza di costui, Zama, ha subito le devastazioni dei Romani. Dopo Siga, a seicento stadi, viene il porto degli Dei; poi altre località senza importanza.
Quindi, mentre le zone piú interne del paese sono montuose e desertiche (talora però vi si insinua qualcuna abitata, che appartiene ai Getuli) fino alle Sirti, quell'area invece, oltre ad affacciarsi sul mare é caratterizzata da pianure fertili, da molte città e da fiumi e laghi.
3.10- Non so se Posidonio sia nel vero quando afferma che la Libia é attraversata da pochi e piccoli fiumi; gli stessi, che scorrono fra Lynx e Cartagine, sono infatti menzionati da Artemidoro, il quale ha detto che sono molti e grandi. Tuttavia l'affermazione é piú veritiera a proposito della Libia interna e Posidonio ne ha spiegato il motivo: essa non é bagnata dalle piogge provenienti dalle regioni settentrionali, come non lo é - si dice - l'Etiopia. Perciò spesso scoppiano pestilenze provocate dalla siccità e la locusta prospera. Le regioni orientali - é ancora Posidonio che parla - sono umide perché lí il sole, una volta levatosi, passa oltre rapidamente; le occidentali invece sono secche perché lí il sole inverte il suo corso.
Le regioni della terra si definiscono umide o secche a seconda che le piogge - ovvero i raggi solari - abbondino, come nel primo caso, o scarseggino come nel secondo. Posidonio intende fondare la sua definizione appunto sull'azione dei raggi solari, laddove tutti gli altri la fondano sulla latitudine, settentrionale o meridionale. Invece quelle che definiamo, facendo riferimento agli insediamenti umani, regioni orientali e occidentali, variano di volta in volta in relazione tanto a ciascun insediamento quanto alla mutevolezza degli orizzonti. Pertanto, delle regioni la cui estensione é incontrollabile non si può affermare omnicomprensivamente che le parti orientali sono umide e le occidentali sono secche. Siccome, però, queste considerazioni ricorrono a proposito del mondo abitato nella sua totalità e di regioni estreme quali l'India e l'Iberia, l'affermazione di Posidonio potrebbe, eventualmente, essere presa per buona. Quale credibilità, dunque, nella causa da lui richiamata? E nel continuo e incessante movimento circolare del sole - dove la velocità del movimento del cielo é ovunque la stessa - quale sarebbe mai il punto di inversione? Peraltro, sostenere che le estreme parti occidentali dell'Iberia o della Maurusia sono le piú aride di tutte é contro l'evidenza dei fatti, perché non solo godono di un clima temperato, ma vi cadono anche abbondanti piogge. A meno che per inversione Posidonio non intenda che in queste estreme regioni il sole viene a trovarsi a picco sulla terra. Ma perché ciò dovrebbe comportare una tendenza del suolo a inaridirsi, se di fatto lí il sole ritorna e riscalda la terra come in qualsiasi altra parte del mondo abitato posta alla stessa latitudine, lasciando alla notte l'identico numero di ore?
3.11- In alcune località della regione dei Masesili si trovano giacimenti di asfalto e miniere di rame; é fama che vi abbondino gli scorpioni, sia alati che non, della grandezza di...sette vertebre, e cosí pure le tarantole, di numero e dimensioni eccezionali; e che le lucertole raggiungano i due cubiti di lunghezza.
Si dice poi che nell'area adiacente alle montagne si trovi la pietra licnite o cartaginese, e che le zone pianeggianti restituiscano in gran quantità gusci di ostriche e di cheramidi, come abbiamo riferito nel paragrafo su Ammone. esiste inoltre una pianta, detta melitoto, dalla quale si ottiene un vino.
Presso alcune popolazioni si fanno due raccolti all'anno e si miete in primavera e in estate. Lo stelo del grano ha un'altezza di cinque cubiti, lo spessore di un mignolo e una resa di duecentoquaranta a uno. A primavera non si semina, ma si sarchia superficialmente la terra con paliuri legati fra loro, bastando al fine i semi caduti nel terreno durante la mietitura; ché questi, venuti a maturazione in estate, consentono un nuovo raccolto. A causa del gran numero di rettili si lavora muniti di schinieri e ci si copre con pelli le altre parti del corpo; quando si va adormire si strofinano con aglio le gambe dei letti, a difesa dagli scorpioni, e vi si legano attorno i paliuri.
3.12- Sulla costa dei Masesili c'era una città che si chiamava Iol; ma Giuba il padre di Tolomeo, la rifondò e le cambiò il nome in Cesarea, che pure ha un porto e, davanti a questo un'isoletta. Tra Cesarea e il Treton si trova un grande porto che chiamano Salda ed é il confine fra il territorio soggetto a Giuba e quello soggetto ai Romani. Effettivamente i confini della regione sono stati in vario modo ridefiniti perché é abitata da numerose popolazioni e i Romani se ne sono serviti a seconda delle circostanze ora come amici ora come nemici; pertanto accadeva che ne togliessero agli uni e ne donassero agli altri, ma non nella stessa misura. La parte rivolta verso la Maurusia pagava un tributo piú alto ed era anche piú forte; quella rivolta verso Cartagine e i Masili era piú fiorente e meglio organizzata, sebbene fosse stata soggetta a devastazioni, prima a causa delle guerre cartaginesi e poi della guerra contro Giugurta; costui, infatti per aver assediato in Utica ed eliminato Adarbal, che era amico dei Romani, trascinò nel conflitto tutta la regione. E ancora ne scoppiarono, uno di seguito all'altro - ultimo quello fra Scipione e il divo Cesare nel corso del quale Giuba perse la vita-; e scomparvero, insieme ai loro sovrani, anche città come Tisiaus, Vaga, Thala e, inoltre, Capsa, dove era custodito il tesoro di Giugurta, Zama, Zinca e quelle presso le quali il divo Cesare debellò Scipione; Ruspinon, dove riportò la prima vittoria, poi Uzita, quindi Thapsos (lo scontro ebbe luogo presso la vicina palude) e le altre. Lí vicino erano anche le città libere di Zela e Acholla. L'isola di Cercinna e Thena, una piccola città sul mare, Cesare le prese d'assalto. Di tutte queste città alcune furono completamente cancellate, altre furono lasciate semidistrutte; Phara, però, la incendiarono i cavalieri di Scipione.
3.13- Dopo il Treton, dunque, viene la regione dei Masili e poi quella di Cartagine che presenta caratteristiche affini. Nell'entroterra si trova Cirta - la sede del re Masanasse e dei suoi eredi al trono - una città munita di solide difese e ben impostata nella sua sruttura urbanistica, dovuta in amassima parte a Micipsa, il quale permise anche che vi si insediassero dei Greci e la rese tanto prosperosa da poter mettere in campo diecimila cavalieri e un numero doppio di fanti. Oltre a Cirta si trovano in quei paraggi anche le due Ippona, entrambe residenze reali, l'una vicino a Utica, l'altra piú discosta verso il Trenton. Per grandezza e fama Utica é seconda solo a Cartagine, e quando Cartagine fu distrutta i Romani l'assunsero come metropoli e base delle loro attività in Libia. Sorge nello stesso golfo nel quale é Cartagine, presso uno dei due promontori che gli danno forma; questo, appunto piú vicino ad essa si chiama Apollonion, l'altro Hermaia. Le due città si trovano l'una ben in vista dell'altra. Vicino ad Utica scorre il fiume Bagradas.
Dal Trenton fino a Cartagine corrono duemila e cinquecento stadi; ma su questa distanza, come su quella che si copre fino alle Sirti, non c'é accordo.
3.14- Anche Cartagine sorge su una penisola. Quest'ultima disegna un circuito di trecento sessanta stadi e include un muro di cui sessanta stadi corrono proprio sull'istmo che unisce un mare all'altro. Qui, dove si apre un vasto spazio, i Cartaginesi tenevano le stalle degli elefanti. Al centro della città é l'acropoli, che chiamavano Byrsa,un'altura abbastanza ripida accerchiata dai sottostanti caseggiati; alla sommità vi sorge il tempio di Asclepio, a cui nei giorni della conquista la moglie di Asdrubale diede fuoco, bruciandovi dentro. Ai piedi dell'acropoli si stendono i porti e il Choton, un'isoletta tondeggiante circondata da un canale che ospita su entrambe le rive i cantieri navali.
3.15- Cartagine fu fondata da Didone, venuta col suo seguito da Tiro. L'attività di colonizzazione dei Fenici - non solo quelli stanziatisi qui ma anche quelli che andarono a stabilirsi nell'Iberia all'interno e all'esterno delle Colonne d'Eracle - fu cosí fortunata che ancor oggi essi vivono nelle migliori contrade d'Europa, sia sul continente che nelle isole adiacenti; quanto alla Libia, ne divennero padroni di tutta la parte che consentiva di condurre un genere di vita diverso da quello dei nomadi. Per effetto di tanta potenza portarono la loro città a rivaleggiare con Roma e contro gli stessi Romani combatterono tre grandi guerre.
La potenza dei Cartaginesi é ben illustrata dall'ultima di queste guerre, nella quale furono annichiliti da Scipione Emiliano e la città completamente distrutta. Quando infatti incominciarono a combattere questa guerra avevano trecento città in Libia e settecentomila persone a Cartagine. Assediati e costretti alla capitolazione, consegnarono duecentomila armature complete e tremila catapulte per non subire ulteriori azioni belliche. Ma d'un tratto, decisa la riapertura delle ostilità, si misero a fabbricare armi; ogni giorno producevano centoquaranta scudi ben rifiniti, trecento spade, cinquecento giavellotti e lance e mille proiettili da catapulte, per il cui funzionamento le donne impiegate nei vari servizi fornirono i capelli. E poiché ancora, da cinquant'anni, giusta i patti sopravvenuti nella seconda guerra, possedevano solo dodici navi, in due mesi, sebbene già ridotti a cercare scampo nella Byrsa, ne costruirono centoventi armate di tutto punto.
Il varco del Chonton era presidiato dai Romani, ma essi ne scavarono un altro e la flotta ne uscií di sorpresa. Da tempo avevano riservato a tal fine il legname e la manodopera disponibile, mantenuta a spese pubbliche.
Ma pur disponendo di siffatte risorse, nondimeno Cartagine fu conquistata e rasa al suolo. Del suo territorio i Romani dichiararono loro provincia la parte che era sotto il diretto controllo dei Cartaginesi, l'altra la posero sotto la sovranità di Masanasse e dei suoi discendenti del ramo di Micipsa.
Per la sua virtú e la sua amicizia Masanasse ricevette molte cortesie dai Romani; fu lui infatti a introdurre fra i Nomadi le istituzioni dei popoli civili e l'agricoltura; inoltre, da briganti che erano li educó a combattere come veri soldati. Nel comportamento di queste genti c'era infatti un che di singolare; pur abitando una regione fiorente, se si eccettua il fatto che pullula di animali selvatici, non si curavano di bonificarla da questi ultimi e di lavorare la terra in piena sicurezza, ma si rivolgevano le une contro le altre e abbandonavano la terra agli stessi animali. E accadeva che menassero una vita errabonda e senza fissa dimora, non meno di coloro che si riducono a tanto spinti dall'asprezza e dall'inclemenza dei lughi o del clima. Pertanto i Masesili si sono ritrovati anche l'etichetta di Nomadi. cosí infatt son chiamati ed é inevitabile che in quanto tali abbiano un modesto tenore di vita; generalmente consumano piú radici che carne e si sostentano conlatte e formaggio.
Cartagine dunque dopo essere rimasta a lungo in abbandono, quasi quanto lo é stataCorinto, fu rimessa in piedi, piú nello stesso torno di tempo, dal Divo Cesare, il quale vi inviò un rinforzo di coloni romani volontari, scelti anche fra i soldati. Oggi ha una popolazione superiore a qualsiasi atra città della Libia.
3.16- In corrispondenza del golfo di Cartagine, giusto rivolta verso il suo centro, si trova l'isola di Cossura. Dall'altra parte dello stretto nc'é la Sicilia. distante circa mille e cinquecento stadi all'altezza di Lilibeo; tale &ecute; infatti la distanza dichiarata fra Lilibeo e Cartagine. Non lontane da Cossura e dalla Sicilia si trovano Aigimuros e altre isole: La distana via mare da Cartagine alla successiva punta del continente é di sessanta stadi; di là una strada lunga centoventi stadi sal fino a Npheris, una città fortificata costruita su un ciglio roccioso. Nello stesso golfo nel quale sorge Cartagine si trova la città di Tunisi, con sorgenti termali e cave di pietra; poi viene uno scosceso promontorio, lHermaia, e su diesso l'omonima città; quindi Neapolis; poi ancora il capo Taphitis , su di esso un'altura chiamata Aspis - per via della conformazione simile ad uno scudo -, a cui Agatocle, il tiranno siciliano, diede strutture abitative al tempo in cui fece vela contro Cartagine. Queste città, insieme al territorio cartaginese, subirono devastazioni ad opera dei Romani. Quattrocento stadi al largo del Taphitis c'6eacute; l'isola di Cossura, che si trova in corrispondenza del fiume Selinunte in Sicilia, con l'omonima città; il suo perimetro eé di centocinquanta stadi, mentre circa seicento la separano dalla Sicilia e cinquecento dall'isola di Malta. Continuando si perviene alla città di Adrymes, che possedeva anche dei cantieri navali, e alle cosiddette Taricheiai, un nugolo di isolotti stretti l'uno all'altro. Quindi seguono la città di Thapsos - dopo di questa, al largo, c'é l'isola di Lampedusa - e la punta di Ammone Balithon, nei pressi della quale si trova un posto per l'avvistamento dei tonni; e, ancora, Thena, una città adagiata all'ingresso della piccola Sirti. Inframezzate a queste ci sono tante altre minuscole cittadine, ma non vale la pena ricordarle. All'ingresso della piccola Sirti si affiancano un'isola di forma oblunga, Cercinna, abbastanza grande (ospita una città che reca lo stesso nome), e un'altra piú piccola, Cercinnitis.
3.17- Subito dopo viene la piccola Sirti, che chiamano anche la Sirti dei Lotofagi. Il giro di questo golfo é di mille e seicento stadi, mantre l'ampiezza dell'imboccatura lo é di seicento. Di fronte a entrambe le punte che formano l'imboccatura e assai vicine alla terraferma ci sono due isole, la già menzionata Cercinna e Meninx, che si equivalgono in grandezza. Meninx é ritenuta la terra dei Lotofagi citata da Omero e se ne indicani come segni di riconoscimento un altare di Odisseo e il frutto mmedesimo; lí infatti la pianta a cui si dà il nome di loto, e che ha un frutto dolcissimo, cresce a profusione. Vi si trovano anche numerose piccole cittá; una omonima dell'isola. Anche all'interno della Sirti si dispongono piccoli centri. Al fondo di essa si trova un grandissimo emporio, con un fiume che va a gettarsi nel golfo. Fin qui si prolungano gli effetti del flusso e riflusso della marea e gli abitanti del posto approfittano del momento buono per lanciarsi in tutta fretta a raccogliere pesci.
3.18- Alla Sirti segue la Zuchis, una laguna di quattrocento stadi con uno stretto ingress, e ai uoi margini l'omonima città, dove sono attive tintorie e salsamenterie di ogni genere; poi un'altra laguna molto piú piccola, e dopo di questa la città di Abrotonon e altre alle quali tien subito dietro Neapolis, che chiamano anche Leptis; da questa città a Locri Epizefirii c'é una distanza di tremila e seicento stadi. Segue poi il fiume Cinyps e ancor dopo una sorta di muraglia che i Cartaginesi costruirono per scavalcare i burroni che si allargano verso l'entroterra. Vi sono nella zona altre località sprovviste di porto, mentre il restante litorale ne ospita alcuni. Quindi viene un promontorio alto e ricoperto da una fitta boscaglia, che segna l'inizio della grande Sirti; si chiama Cephalai. Da Cartagine fino a questo promontorio sono poco piú di cinquemila stadi.
3.19- A ridosso della costa cartaginese, fino a Cephalai e ai Masesili, corre il territorio dei Libifenici, che si addentra fino alle contrade montuose dei Getuli, ormai in Libia.
Il territorio sopra quello dei Getuli e parallelo ad esso appartiene a i Garamanti; di là proviene la pietra cartaginese. si dice che i Garamanti distino dagli Etiopi dell'Oceano nove o dieci giorni di cammino e quindici da Ammone. Fra i Getuli e la nostra costa si trovano molte pianure ma anche molte montagne e grandi laghi e fiumi, alcuni dei quali si inabissano nel sottosuolo e si rendono invisibili. Gli abitanti sono alquanto poveri nel tenore di vita e nel vestiario, ma hanno molte mogli e molti figli e per il resto sono simili ai nomadi arabi. I cavalli e i buoi hanno unghie piú spesse rispetto a quelli che si trovano altrove. I re curano con grande scrupolo l'allevamento dei cavalli, tanto che ogni anno si arriva a contare centomila puledri. Le pecore sono nutrite con latte e carne, soprattutto fra le tribú piú vicine agli Etiopi.
Questa é la situazione nelle regioni interne.
3.20- La grande Sirti ha un circuito di quasi tremila e novecentotrenta stadi, mentre mille e cinquecento ne raggiunge il diametro, fino al fondo, e all'incira altrettanti l'ampiezza dell'imboccatura. La sua pericolosità, nonché quella della piccola Sirti, data dal fatto che il fondale é in molti punti melmoso e durante i flussi e i riflussi della marea si puó andare a finire nelle secche e restare incagliati e allora pochissime sono le navi che se ne salvano. Perció il passaggio avviene al largo e avendo cura di non farsi cogliere impreparati dal vento e trascinare nel golfo. Nondimeno l'ardimento connaturato al genere umano porta ad affrontare qualsiasi rischio; nel caso in specie, la navigazione sotto costa.
3.25- Le province in passato sono state divise secondo criteri di volta in volta diversi; attualmente invece lo sono in base all'ordinamento voluto da Cesare Augusto. Infatti, da quando la patria gli ha demandato il compito di reggere le sorti del governo universale ed é diventato signore a vita della guerra e della pace, ha diviso tutto l'impero in due parti, assegnandone l'una a sé e l'altra al popolo; a sé quella che necessita di presidi armati (ed é la parte barbara e prossima a popoli non ancora assoggettati o quella piú desolata e mal coltivabile; sicché, priva di tutto, ma ricca di difese naturali, recalcitra e si rifiuta di ubbidire), al popolo quella pacifica e facile da governare senza ricorso alle armi. Entrambe la parti la ha divise in numerose provincie, della quali alcune si chiamano “di Cesare”, tutte le altre “del popolo”. Nelle sue Cesare invia prefetti e procuratori, suddividendo le regioni in modo e tempi diversi e imponendo loro le istituzioni adatte alle circostanze; nelle altre il popolo invia pretori o consoli e anche queste, quando l'opportinità lo richieda, sono soggette a varie forme di ripartizione. In un primo momento, invece Augusto aveva istituito due province consolari: la Libia- quella direttamente governata dai Romani, all'infuori della parte che un tempo era sotto giuba e oggi é sotto suo figlio Tolomeo - e l'Asia al di qua dell'Halys e del Tauro, esclusi i Galati e le popolazioni già sotto la sovranità di Aminta e inoltre la Bitinia e la Propontide; e dieci pretorie: in Europa e nelle isole adiacenti, la Spagna detta Ulteriore, che gravita attorno al Beteis e all'Anas; la Gallia Narbonese; terza la Sardegna con la Corsica; quarta la Sicilia; quinta e sesta l'Illirico- la parte rivolta verso l'Epiro - e la Macedonia; settima l'Acaia fino alla Tessaglia, l'Etolia, l'Acarnania e alcune comunità dell'Epiro confinanti con la Macedonia; ottava Creta con la Cirenaica; nona Cipro; decima la Bitinia con la Propontide e alcune parti del Ponto. Cesare detiene le altre province e a prendersene cura invia uomini di rango consolare in alcune, di rango pretorio in altre, di rango equestre in altre ancora. Peraltro nella quota che si é riservata vi sono, come vi sono sempre stati, re, dinasti e decarchie.