L'intelligenza artificiale
ha imparato a mentire?

2) Prova con Bard

di  DOMENICO CARRO 

Dopo aver effettuato, nella scorsa primavera, una prima prova con l'intelligenza artificiale (IA), ed in particolare con quella resa liberamente accessibile al pubblico dalla piattaforma OpenAI tramite ChatGPT, ed avendo in quell'epoca verificato che quello specifico sistema (che non era peraltro il più avanzato, essendovi già la versione GPT-4 a pagamento) aveva deliberatamente fornito delle risposte di pura invenzione, citando solo testi inesistenti ancorché dotati di una rimarchevole verosimiglianza, ho voluto effettuare una seconda serie di prove utilizzando questa volta l'IA conversazionale di Google resa gratuitamente disponibile tramite il chatbot sperimentale Bard.
Inutile dire che l'aspettativa era stavolta molto più alta, visto che siamo tutti ovviamente consapevoli della sconfinata e capillare conoscenza che Google accumula attraverso la massa di dati che esso acquisisce e ricontrolla sistematicamente in tutti i meandri della Rete, nonché mediante la scansione dei libri nelle biblioteche e di una moltitudine di testi divulgativi, informativi, letterari e scientifici che vengono man mano pubblicati.
Vi era inoltre una ragionevole fiducia nella possibilità di verificare immediatamente la correttezza delle risposte fornite da Bard, effettuando qualche veloce ricerca sulla Rete (tramite lo stesso Google) o sui testi citati.
Per queste prove ho scelto di indagare sull'origine dell'esclamazione francese "Vive la différence!", che viene normalmente riferita alla diversità uomo-donna e può essere interpretata nei modi più disparati. Personalmente l'ho sempre intesa come un appassionato apprezzamento degli uomini nei confronti delle donne, proprio per gli straordinari pregi di cui è dotato il genere femminile e che lo differenziano da quello maschile.


1. Primo quesito - Prima risposta  

Avendo banalmente supposto che quella frase fosse stata originata dai nostri presunti "cugini" al di là delle Alpi, la mia prima domanda è stata formulata come segue: chi è il francese che ha detto per primo: "Vive la différence!"?

La prima risposta è stata estremamente vaga: "è probabile che l'espressione sia stata utilizzata per la prima volta da qualcuno che credeva nella diversità e che voleva esaltarne i valori". Possibili candidati, le scrittrici francesi George Sand e Simone de Beauvoir, oppure qualche perfetto sconosciuto.

Alquanto deluso dalla genericità della risposta, sul momento non ho ricercato altro.


2.a. Secondo quesito - Prima terna di bozze  

Dopo qualche giorno ho voluto provare a riformulare la domanda nei seguenti termini volutamente ruvidi, al fine di focalizzare meglio l'attenzione della IA sulle varie interpretazioni della diversità uomo-donna (incluse le tesi più estreme, di orientamento maschilista o femminista):
chi è il maschilista contrario alla parità sessuale che ha detto per primo: "Vive la différence!" ?
Avendo poi cliccato sul link "visualizza altre bozze", mi si sono presentate le prime tre bozze di risposta al quesito.

Nella prima bozza, Bard ha attribuito la frase a Charles Maurras (della Académie Française dal 1938), che l'avrebbe inserita nel suo libro "La Décadence de la democratie" (1898) per sostenere che la parità sessuale avrebbe portato alla disgregazione della società. Questa risposta appariva perfettamente pertinente al mio specifico quesito, ... un po' troppo perfettamente. In realtà risulta che il libro citato non sia mai esistito, visto che non compare né nel catalogo generale della BnF (Bibliothèque nationale de France), né nel lungo elenco delle opere di questo autore, e nemmeno da alcuna altra parte sulla Rete.

Nella seconda bozza, la frase viene attribuita a Simone de Beauvoir, che l'avrebbe scritta nel suo libro "Il secondo sesso" (1949), per sostenere, da femminista, che la diversità della donna avrebbe dovuto essere celebrata, anziché usata come motivo di oppressione. Al di là della bontà della tesi, rimane il fatto che il libro citato, alquanto noto, risulti del tutto privo della frase "Vive la différence!".

Secondo quanto indicato nella terza bozza, la predetta frase sarebbe stata immessa dallo scrittore francese Buffon (Georges-Louis Leclerc de Buffon) nel volume del 1777 della sua monumentale "Histoire naturelle de l'Homme" (Supplément, Tome Quatrième); in questo caso Bard riporta addirittura una citazione letterale abbastanza ampia (41 parole) nella quale compare proprio l'espressione "Vive la différence!". Peccato che nulla di tutto ciò risulti reperibile nel volume citato. Nelle stessa terza bozza viene poi sostenuto che la predetta espressione sia stata inclusa nelle opere di altri tre personaggi (René Girard, Philip G. Zimbardo e Steven Pinker), ma senza indicare i rispettivi titoli.


2.b. Secondo quesito - Seconda terna di bozze  

Visto il progressivo aumento del numero dei presunti autori che hanno adottato la frase "Vive la difference!", ho cliccato in alto a destra della pagina sul pulsante rigenera bozze, ottenendo una nuova terna di risposte.

Nella prima bozza di questa seconda terna, Bard ha attribuito la frase nuovamente a Simone de Beauvoir (testo già citato) ed anche al "filosofo francese" Roger Scruton, in un articolo intitolato proprio "Vive la différence" (1995), nonché ad altri tre personaggi (Allan Bloom, Theodore Dalrymple e Alain Finkielkraut) di cui non sono però specificati i pertinenti scritti. In realtà Sir Roger Scruton è stato un filosofo britannico universalmente noto e uno scrittore molto prolifico, autore di molti libri e di un'infinità di articoli riepilogati in 35 pagine del sito a lui intestato, ma del titolo dell'articolo citato da Bard non vi è alcuna traccia.

Nella seconda bozza di questa seconda terna, l'espressione "Vive la différence!" viene fatta risalire addirittura a Jean-Jacques Rousseau, nonché a Friedrich Nietzsche ed a Joris-Karl Huysmans (entrambi senza riferimenti). Secondo Bard, Rousseau l'avrebbe scritta nel suo libro "Discours sur l'inégalité" (1755) nel sostenere il valore delle differenze fra i due generi. Il problema è che su questo testo la parola "différence" compare una trentina di volte, ma non è mai preceduta da "Vive la", né è mai riferita alla diversità uomo-donna.

Infine, a completamento di questa seconda terna, nella terza bozza Bard attribuisce l'uso della predetta espressione ancora a Simone de Beauvoir e René Girard (già citati), nonché al sociologo Pierre Bourdieu, di cui non precisa però il testo incriminato.


2.c. Secondo quesito - Terza terna di bozze  

Per non trascurare qualche possibile ulteriore segnalazione di autori che hanno adottato la frase "Vive la différence!", ho cliccato ancora una volta sul pulsante rigenera bozze, ottenendo una terza terna di risposte.

Nella prima bozza di questa terza terna, oltre ad asserire che la predetta espressione è stata adottata da vari movimenti politici e culturali, tra cui il femminismo e il movimento LGBTQ+, Bard attribuisce la primogenitura di quella stessa espressione al filosofo Charles Fourier, che l'avrebbe utilizzata nel suo libro "Théorie des quatre mouvements et des destinées générales" (1808), di cui cita letteralmente l'intera frase pertinente in francese (33 parole) e la sua traduzione in italiano. Si tratta peraltro di una frase particolarmente bella ed efficace; tuttavia essa non compare affatto nel testo citato.

Una seconda possibilità viene indicata nella seconda bozza della stessa terza terna, ove l'espressione "Vive la différence!" è attribuita sempre a Charles Fourier, che tuttavia l'avrebbe scritta nell'opera "II nuovo mondo industriale e amoroso"(1808). In realtà fra i libri scritti da questo filosofo se trovano due dal titolo parzialmente coincidente con quello citato da Bard: "Le nouveau monde industriel et sociétaire" e, apparentemente più pertinente, "Le nouveau monde amoureux : manuscrit inédit, texte intégral". Per scrupolo li ho controllati entrambi, ma senza trovare alcun accenno all'espressione "Vive la différence!".

Nella terza ed ultima bozza di questa terza terna, Bard attribuisce ancora una volta la paternità di tale espressione a Charles Fourier, riferendosi nuovamente al primo dei libri citati ("Théorie des quatre mouvements ..."), e sostiene inoltre che la stessa frase è stata utilizzata in Italia da movimenti maschilisti come l'Associazione ltaliana Uomini e Famiglia (AIAF). Di questa associazione non vi è tuttavia alcuna traccia sulla Rete, mentre il relativo acronimo AIAF (che peraltro sarebbe stato più corretto come AIUF) risulta adottato da altre tre associazioni di tutt'altra natura (Associazione Italiana per l'Analisi Finanziaria; Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori; Associazione Italiana AgroForestazione).


3.a. Terzo quesito - Prima terna di bozze  

Vedendo che le risposte alla seconda domanda tendevano a ristagnare sugli autori già citati, ho provato a riproporre, quale terza domanda, quella stessa che avevo posto inizialmente: chi è il francese che ha detto per primo: "Vive la différence!"?
Avendo poi cliccato sul link "visualizza altre bozze", ho acquisito stavolta le prime tre bozze di risposta a tale quesito.

La prima bozza di risposta è tornata ad essere vaga, pressoché come la primissima risposta, ma con la seguente aggiunta: l'espressione "Vive la différence!" è stata utilizzata per la prima volta durante la Rivoluzione francese, "per promuovere l'idea di libertà e uguaglianza tra le persone". Ma si tratta evidentemente soltanto di un'ipotesi, come risulta peraltro dai termini più possibilistici utilizzati poche righe dopo.

Nella seconda bozza di risposta, l'origine rivoluzionaria è riproposta in termini più perentori: "L'espressione è attestata per la prima volta nel 1848, durante la Rivoluzione francese", anche se viene considerato "probabile che fosse già in uso prima". Quale ulteriore ipotesi, la stessa espressione "Vive la différence!" potrebbe essere stata utilizzata da Voltaire o Montesquieu, "che erano sostenitori del pluralismo e della tolleranza".

Delle più ferme certezze sono espresse da Bard nella terza bozza, in cui si legge che la predetta espressione è stata utilizzata per la prima volta in letteratura da Alfred de Musset nella sua opera teatrale "Le Chandelier" (1831), facendola pronunciare al personaggio di Chérubin per celebrare la diversità delle donne. Ecco un riferimento apparentemente apprezzabile per la sua precisione, ma purtroppo, anche in questo caso, risulta una bufala: in quell'opera teatrale non vi è alcun personaggio chiamato Chérubin e non vi è nemmeno alcun cenno alla diversità delle donne. Più sotto Bard ci sorprende affermando che "l'espressione 'viva la differenza' è stata utilizzata in italiano già nel 1700" (ma senza ulteriori precisazioni).


3.b. Terzo quesito - Seconda terna di bozze  

Piuttosto deluso dalla prima terna di risposte a questo terzo quesito, prima di chiudere la mia indagine ho voluto cliccare un'ultima volta sul pulsante rigenera bozze, ottenendo così una seconda terna di bozze.

Nella prima bozza scopriamo che la prima attestazione scritta della frase "Vive la différence!" è piuttosto recente, essendo apparsa in un articolo del quotidiano francese "Le Monde" del 1960. Effettuando una ricerca della predetta frase sul sito del quotidiano, non viene presentato alcun risultato per il 1960 (compare però il seguente titolo del 23 febbraio 1980 sulla politica internazionale: "Vive la différence franco-américaine !" evidentemente non pertinente). Bard lascia poi aperta la possibilità che la frase sia stata usata anche in precedenza, ma in forma orale, indicandone come possibile autore Jean-Paul Sartre, perché era un forte sostenitore dei diritti umani e della giustizia sociale.

Dalla seconda bozza apprendiamo invece che l'espressione "Vive la différence!" è stata scritta per la prima volta da Charles Baudelaire nel suo saggio "L'Art romantique" del 1846. Tuttavia, la ricerca di quella espressione risulta negativa, sia nel capitolo "La femme" (a prima vista il più pertinente), sia in tutti gli altri capitoli del libro.

Infine, nella terza bozza Bard torna a dare risposte incerte, ventilando che la predetta espressione sia stata citata da Victor Hugo e/o da Simone de Beauvoir, pur ammettendo che non vi sono prove concrete né per l'uno, né per l'altra (contraddicendo quindi quanto affermato precedentemente per la scrittrice: vedi paragrafi 2a e 2b).


4. Funzioni e conoscenze di Bard  

Prima di trarre le conclusioni dalla mia sbrigativa indagine su Bard, mi è sembrato opportuno chiarire bene cosa sia lecito attendersi dalla "IA conversazionale" di Google, poiché sarebbe illogico richiedergli delle informazioni qualora esso avesse delle funzioni essenzialmente limitate alla mera compilazione di testi, sintesi o traduzioni (oltre a immagini, audio e video) come fanno anche le più semplici versioni della "IA generativa" che si trovano sul Web, e secondo l'utilizzo più frequente della stessa "IA generativa" registrato fino ad ora in Italia.

Ho pertanto posto direttamente a Bard le seguenti due domande:
• Nelle proprie conversazioni con gli utenti, Bard ha il compito di aiutare a trovare le informazioni che gli vengono richieste?
• Quando Bard fornisce le informazioni che gli vengono richieste, si avvale di tutti i dati in possesso di Google?

Entrambe le risposte sono state chiare ed esaustive. In estrema sintesi:
• Bard ha il compito di aiutare a trovare le informazioni che gli vengono richieste. Quando un utente chiede a Bard informazioni, Bard cercherà di trovare le informazioni più pertinenti e accurate disponibili, utilizzando le sue conoscenze, derivanti da un'enorme quantità di dati di testo, e utilizzando anche la ricerca web. Pur essendo ancora in fase di sviluppo, Bard ha imparato a rispondere alle domande in modo completo e informativo;
• Bard è un potente strumento che può essere utilizzato per fornire informazioni su una vasta gamma di argomenti, essendo addestrato su un enorme dataset di testo e codice, che include libri, articoli, siti web, codice sorgente e altro ancora. Tuttavia, questo dataset non include tutti i dati in possesso da Google: ad esempio, Bard non ha accesso ai dati personali degli utenti di Google.


***

Alla luce di queste precisazioni, parrebbe del tutto lecito attendersi da Bard delle risposte basate sulle conoscenze effettivamente possedute o acquisite in Rete dalla IA conversazionale di Google. Eppure, come abbiamo visto, nel nostro caso le risposte pervenute con precisi riferimenti testuali risultano tutte (entro i limiti di quanto è stato possibile verificare), non solo non corrispondenti alla realtà, ma - cosa ancor più preoccupante - inventate di sana pianta, sia pure con una certa attenzione alla verosomiglianza: grosso modo lo stesso risultato che si era verificato in seguito alla prova con ChatGPT di OpenAI.

Nel nostro caso occorre ovviamente tener presente che, nella pagina iniziale di Bard, lo stesso nome Bard è accompagnato dalla scritta "Sperimentale" e che, conseguentemente, in fondo alla pagina è presente l'avvertenza: "Bard potrebbe mostrare informazioni imprecise, anche riguardo a persone, quindi verifica le sue risposte".

Mi sembra tuttavia che il carattere sperimentale potrebbe senz'altro giustificare una percentuale di errore più o meno limitata a seconda dello stadio cui sono pervenuti la sperimentazione e l'apprendimento di Bard. Ma suppongo che l'assenza di una sia pur minima aliquota di risposte pienamente veritiere debba far pensare che anche Bard abbia una certa congenita predisposizione a fornire risposte menzognere a compensazione dei dati non reperiti.

In definitiva, se questo è lo stato dell'arte nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, dovremmo essere ancora ben lontani dal poter cedere alla IA lo scettro del governo in autonomia di qualsiasi attività che richieda dirittura etica e senso di responsabilità.

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