Brevissimi testi frettolosamente annotati su dei foglietti occasionali (uno, ad esempio, è stato scritto in treno, sul retro della prenotazione d'un "vassoio espresso" del Servizio Ristoro della Compagnia Carrozze-Letti), raccolti negli anni 1966-67 in una minuscola cartellina denominata Sprazzi. |
Les petites gens, en parlant de ce siècle, Aiment bien dire qu'on le trouve « civil ». Malgré moi je réponds comme l'Oracle Que j'ignore s'il peut être plus « vil ». |
Come fare per darsi il contegno di sempre Quelle volte in cui tutto ci sembra sfuggire, E la gente ci cerca, ci guarda, ci vuole, Aspettando da noi chissà quali parole? |
Con gli occhi ancora sonnolenti, Canzonava la Morte sfuggita E, sorda a rimproveri e commenti, Sorrideva, felice, alla vita. |
Satana ha peccato di superbia ed è stato cacciato dal Paradiso. Così, da schiavo del suo Creatore è divenuto Principe degli Inferi. |
Il mio caro amico "Montagna" soleva dire che avrebbe un giorno scritto un romanzo solo per poter appagare il prorompente suo desiderio d’essere autore d’un libro intitolato “anch’io piansi”. In cambio, egli mi avrebbe reso ricco e potente, il più potente della Terra, potente come Iddio stesso. Non ebbi nemmeno il tempo di considerare tutto il ridicolo che emanava dal suo mostruoso corpiciattolo nero dalle ali bruciacchiate, tanto fui tutto scosso da un subitaneo ed irrefrenabile riso all’udire la balordaggine di quella proposta. L’idea della potenza di Dio causò la folle risata in cui, mio malgrado, proruppi. Feci scappare il demonio, ma continuai a ridere per tutta la serata; e, a distanza di tanto tempo, ne ho ancora gli occhi un po’ bagnati … … Anch’io piansi! … |
(Quella che segue è la trascrizione d’un dialogo surreale avvenuto a poppa d’un glorioso Incrociatore della nostra Marina. A quel tempo, avevo da poco conosciuto il mio Amore, ed uscivo con lei tutti i giorni in cui ero libero, fino a tardi, senza minimamente curarmi del sonno perso. Ero inoltre severamente tartassato da un turno di guardia nel quale continuavano a mantenermi, unitamente a qualche altro mio compagno di Corso, sebbene quel servizio non ci competesse più da diversi mesi. Questo spiega in parte il mio atteggiamento al cospetto del mio interlocutore, un burbero Ufficiale Superiore che incuteva un sacrosanto terrore a tutti i giovani Ufficiali timorati di Dio. Non rientrando in tale categoria, mi parve impossibile non alludere alla sua duplice natura, umana e divina, secondo una colorita espressione cara ai Napoletani. Ma non usai nemmeno tale eufemismo). |