L'esistenza al tempo dell'antica Roma di una grande strada costiera che collegava tutte le provincie africane che si affacciavano sul Mediterraneo, da Alessandria d'Egitto alla Colonne d'Ercole, é attestata, non tanto da resti archeologici, quanto da due famosi documenti che descrivono l'intero sistema stradario romano: l' “Itinerarium Antonini” e la “Tavola Peutingeriana”. Entrambi questi documenti risalgono al tardo impero romano, ma contengono riferimenti a fatti storici risalenti a un periodo precedente. Le strade descritte dai due documenti sono entrambe dirette da est a ovest ma seguono in gran parte percorsi differenti. L'Itinerarium Antonini descrive una strada che, per la maggior parte, si mantiene nei pressi della costa, sebbene devii verso l'interno in corrispondenza di luogi paludosi o inaccessibili. Anche la strada descritta nella Tavola Peutingeriana corre generalmente parallela alla costa ma segue un percorso piú interno rispetto a quello dell'Itinerarium Antonini.
A parte questi documenti, le iscrizioni sulle pietre miliari sinora ritrovate sono una preziosa fonte di informazioni sulla costruzione di singoli tratti della grande strada. Descrizioni piú estese sui detti documenti sono riportate in sezioni separate. Non esistono dubbi che la grande strada costiera che congiungeva Alessandria a Tingis (l'odierna Tangeri) fosse originariamente concepita in modo da tener conto dei rilievi topografici e da soddisfare esigenze militari e commerciali cosí come al fine di incoraggiare lo sviluppo urbano. Essa era ancora incompleta ai tempi di Tiberio, ma era già molto piú estesa alla fine del I secolo d.C.. Probabilmente assunse la sua forma definitiva sotto gli imperatori Traiano e Adriano.
Ai tempi dei Romani molte sezioni della strada seguivano tracciati precedentementi aperti dai Fenici e dai Greci, che furono raccordati o corretti quando il dominio romano fu esteso o consolidato in ciascuna provincia. In effetti, allora come ora, la costa settentrionale dell'Africa era contraddistinta da due regioni di maggiore importanza: ad Est, dal delta del Nilo sul quale, nel IV secolo a.C., fu fondata Alessandria con il suo grande porto e a Ovest dal promontorio di Biserta, sul quale i Fenici fondarono Cartagine che dominó tutto il commercio del Mediterraneo occidentale fino alla sua distruzione ad opera dei Romani nel 146 a.C..
A quei tempi tra Alessandria e Cartagine, attraverso la Cirenaica e la regione delle stazioni commerciali cartaginesi in Tripolitania (Sabratha, Oea-Tripoli e Leptis Magna) il traffico commerciale doveva essere considerevole. L'esistenza di una corrente marina diretta da est a ovest che rendeva difficoltosa la navigazione delle navi dirette in Egitto, deve aver incoraggiato il trasporto delle merci via terra quanto meno da Alessandria a Cirene.
Le fonti di informazione circa la rete stradale precedente alla dominazione
romana sono, comunque, molto frammentarie. L'unico documento degno di fede giunto
sino a noi é il cosiddetto Periplo di Scylax che data al IV secolo a.C.. Da esso
si deduce l'esistenza, in quel periodo, sia di una rotta marittima suddivisa in
diversi piccoli tratti dall'Egitto sino alle Esperidi (l'odierna Benghazi) che
di itinerari terrestri piú sviluppati attraverso la Cirenaica e la costa sirtica.
Questi ultimi furono percorsi negli anni 308-305 a.C. da Ophella e dal suo
esercito di Greci quando, come alleato di Agatocle di Siracusa, condusse una
spedizione offensiva contro Cartagine partendo da Cirene. Ma la marcia non dovette
essere delle piú agevoli, poiché Diodoro Siculo riferisce che: L'esercito di
Ophella avanzava con grande difficoltà in un territorio privo d'acqua e infestato
da belve feroci
, e l'esercito fu decimato dalle privazioni sofferte nel percorso
che attraversa la costa della Grande Sirte per raggiungere Leptis Magna.
Il geografo greco Strabone riferisce che tra il 48 ed il 47 a.C. Catone l'Uticense
attraversó la regione della Grande Sirte in 30 giorni con 10.000 uomini,
probabilmente percorrendo una difficoltosa strada costiera.
La ricostruzione di Cartagine, intrapresa per ordine di Giulio Cesare e completata sotto Augusto, e del suo porto verso il quale subito si riversarono i prodotti del Nord Africa, specialmente frumento per la capitale imperiale (un milione e mezzo di staia, sufficienti per il nutrimento di 600.000 abitanti, venivano annualmente trasportati a Roma), stimoló la rinascita del commercio e contribuí anche allo sviluppo dell'itinerario costiero che congiungeva l'odierna Tunisia e Sabratha (la città piú occidentale della Tripolitania).
La principale caratteristica geografica della Tripolitania é il Gebel (per antonomasia, poiché “gebel” in arabo significa “montagna”), un altopiano roccioso che si innalza di 700 metri, proprio a ridosso della costa. Fu in questa regione, in cui un clima mediterraneo e piogge stagionali rendevano fertile il suolo, che sorsero i grandi centri commerciali di Sabratha, Oea e Leptis Magna. Essi rappresentavano punti focali dell'impero marittimo di Cartagine e sbocchi naturali, ancora ai tempi dell'impero romano, del traffico commerciale condotto dal Sudan e dall'Africa centrale attraverso il Sahara verso il Mediterraneo. Il commercio di avorio e di belve feroci per i circhi romani era fiorente come indicato dalla statua in marmo di un elefante ritrovata a Leptis Magna e dall'immagine di un elefante (l'emblema dei mercanti di Sabratha) raffigurata nel mosaico nella Piazza delle Corporazioni a Ostia. A quaranta miglia da Sabratha, Oea-Tripoli possedeva un buon porto naturale, abbondanti provviste di acqua potabile e oliveti nell'interno. La quantità d'olio prodotto era tale che Giulio Cesare poté richiedere un tributo di un milione di misure per punire la città per aver appoggiato il nemico. Leptis Magna era la terza città delle Tri-polis e indubbiamente la piú importante tra quelle situate sul litorale del Mediterraneo tra Cartagine e Alessandria. Leptis possedeva un piccolo porto naturale alla foce del fiume Lebda, protetto dai venti orientali da un promontorio. Il porto era sicuramente gi` attrezzato e in attività nel I secolo d.C., ma probabilmente non troppo funzionale. La sua sistemazione definitiva si deve all'imperatore Settimio Severo che era nativo di Leptis. La sua struttura includeva un argine per deviare le acque torrenziali del fiume nella stagione delle piogge e un poderoso frangiflutti costruito con enormi blocchi di pietra per proteggere il porto dalla parte del mare, oltre, naturalmente, ad un esteso sistema di banchine per l'ormeggio e le operazioni di carico e scarico ed capienti magazzini per lo stoccaggio delle merci. All'estremità del frangiflutti si ergevano un faro ed una torre di avvistamneto.
Da Leptis verso est la grande strada costiera attraversava la costa sabbiosa che
si estendeva sino all'altare dei Fileni, che segnava il confine tra il territorio
sotto il controllo dei Cartaginesi e la Cirenaica sotto il controllo dei Greci.
Questo lungo tratto , tra il promontorio di Cartagine e quello della Cirenaica
si affaccia sulla depressione della Grande Sirte, ed era molto temuta per la sua
aridità e perché infestato da rettili velenosi. L'iscrizione Dissio--aqua amara
nella Tavola Peutingeriana mostra che non sempre era possibile trovare acqua
potabile nelle varie stazioni lungo la strada.
Attraversando la Cirenaica, la Grande Strada congiungeva le città di Berenice (l'odierna Benghazi), Hadrianopolis (l'odierna Derna), Tauchira (l'odierna Tokra) e Ptolemais (l'odierna Tolmetta), raggiungendo infine Cirene che, con il suo porto di Apollonia (l'odierna Marsa Susa), occupava una posizione geograficamente molto favorevole e costituiva un nodo stradale di congiunzione di importanza strategica. Nell'antichità un'estesa fascia costiera della Tripolitania ampia almeno 60 Km. era coltivata e l'altopiano del Gebel era attraversato da una fitta rete di strade secondarie che collegavano la costa ai centri dell'interno. Un magnifico caravanserraglio (stazione carovaniera) del II secolo d.C. ed in grado di accogliere le merci dirette al porto é stato recentemente identificato nei pressi dell'ingresso della città. Questo prova che Cirene era un punto di raccolta di prodotti di ogni genere provenienti dalle regioni interne pre-desertiche e destinati all'esportazione oltremare.
Da Cirene in poi la strada raggiungeva l'Egitto passando per Antipyrgos (l'odierna Tobruq). Questo tratto di strada non era piú segnato da pietre miliari ma da mucchi di pietre ogni 20 miglia romane (una giornata di cammino) dove sorgevano le stazioni e pozzi d'acqua potabile. In quei giorni i viaggiatori diretti in Egitto passavano per Taposiris sul Sinus Pilinthinus (Marmarica), la prima città egiziana di qualche importanza; poi, dopo un'altra giornata di viaggio raggiungevano i sobborghi di Alessandria.
C'é un'isola chiamata Pharos al largo della costa dell'Egitto. Qui vi é una baia con un buon ancoraggio da cui le navi escono in mare dopo essersi rifornite di acqua potabile.Questa é la descrizione che Omero, nell'Odissea, fa del promontorio sul quale fu poi costruito il grande faro di Alessandria da Tolomeo II nel III secolo a.C. in onore di Giove Salvatore, per i suoi marinai. Il grande porto di Alessandria, il piú spendido e meglio equipaggiato del mondo antico, sorgeva sulla parte occidentale del Delta del Nilo. Ai tempi della dominazione romana, la città, eccezionalmente ben situata tra il Mediterraneo ed il Mar Rosso sulla rotta per l'India, era un enorme emporio non solo per i prodotti alimentari (l'Egitto era il granaio dell'impero romano) ma anche per il vetro, il lino, i tessuti di ogni tipo, i papiri, legni e metalli preziosi e l'avorio.
Nel 42 d.C. l'imperatore Claudio annesse ufficialmente la Mauritania, una vasta regione montagnosa e desertica che comprendeva l'attuale Marocco e l'intera Algeria costiera. Ripristinando e ampliando un pista cartaginese ed estendendola gradualmente, verso occidente sino a Tingis e verso sud sino a Rabat, i Romani crearono una strada costiera ininterrotta che si estendeva per 2.100 miglia romane dall'Atlantico al Nilo. Ad ovest di Cartagine il sistema stradale era molto semplice: esso seguiva la costa quanto piú possibile, passando attraverso e congiungendo le città costiere. Da Chillu, sulla costa esso continuava in direzione ovest attraverso la Mauritania sino ad Icosium (l'odierna Algeri), Caesaria (Cherchel), capitale della provincia della Mauritania Cesariana proseguendo sino a Rusaddir (Melilla) e Tingis la capitale della Mauritania Tingitiana. Proseguiva poi seguendo la costa atlantica e attraversando Zilis (Asilah, Lixus (Larache) e Sale (nei pressi dell'odierna Rabat). Dalla Mauritania i Romani importavano il legno del cedro (usato per costruire tavoli raffinati) oltre a perle avorio, la porpora, asfalto e rame.