Da Tripoli a Leptis
I famosi resti di Leptis Magna si trovano a circa 3 Km. direttamente ad est di Khoms, cittadina situata sulla costa a 123 Km. ad est di Tripoli. Ci si arriva percorrendo la bella strada costiera che, partendo da Tripoli, attraversa gli interessanti villaggi di Tajura (17 Km.) e Garabulli (63 Km.). Raggiunta Khoms, si prosegue per 3 km. circa e si arriva ad un bivio al quale un cartello ci invita a svoltare a sinistra; dopo qualche centinaio di metri ecco l'ingresso del sito archeologico. Nello spiazzo antistante , in cui si può parcheggiare, si trovano un bar ed un negozio di souvenir. Specie nei mesi più caldi fate una buona scorta d'acqua prima di iniziare la visita.
Il nome
Meritatamente denominata "Magna" Leptis é sicuramente uno dei più affascinanti ed indimenticabili siti archeologici del Mediterraneo e del mondo intero. Fondata da mercanti fenici nel primo millennio A.C., si sviluppò gradualmente, e, alla fine del primo secolo D.C. era diventata una delle più importanti metropoli dell'Impero Romano. Leptis era una delle tre famose città storiche chiamate, con nome greco, "Tripolis": le tre città. Le altre due erano Sabratha, a circa 67 Km. ad ovest di Tripoli, e Oea, sui cui resti si adagia Tripoli stessa. Il nome della città deriva dal nome fenicio LPQY o LBQY, trovato inciso su monete fenicie delprimo secolo D.C.; l'appellativo "grande " risale ai greci (Lepcis Megali).I romani lo tradussero in "Magna" anche per distinguerla da Leptis Minor anch'essa fondata da mercanti fenici in Tunisia, nei pressi della moderna Sousse. Riguardo al significato del nome Leptis gli studiosi sono discordi tra tre differenti origini: la prima vorrebbe che il nome derivi da quello di un'antica tribù libica "Luatha"; la seconda suggerisce un'origine fenicia "Libada", parola composta dalla preposizione "li" e dal sostantivo "bada" (deserto), come dire città del deserto o ai margini del deserto; la terza é simile alla prima e risalirebbe al nome stesso della Libia dal nome dell'antica tribù libica "Leba" o "Rebu", menzionata in papiri egizi del tardo secondo millennio.
Il periodo fenicio
Popolo semitico, affine ai Canaaniti, che si stabilí lungo la costa occidentale del Mediterraneo nel II millennio a.C. , I Fenici furono tra le prime grandi nazioni marittime e commerciali della storia. Dai loro fiorenti porti sulla costa libanese (Fenicia) , specialmente Tiro e Sidone, i loro energigi mercanti, sin dall'inizio del secondo millennio A.C., avevano aperto il Mediterraeo occidentale ai loro commerci , e avevano già stabilito regolari rotte commerciali fine in Ispagna, la principale fonte di metalli del mondo antico. Per questo motivo gradualmente costituirono numerose basi commerciali lungo le coste del Mediterraneo occidenale, in nord Africa, in Ispagna (Gades) e in Tunisia (Utica, Hippo Regius (odierna Bona) e Cartagine (nell'84 a.C. circa)). Sulla costa della tripolitania, oltre alle tre conosciute città di Oea (Tripoli), Leptis e Sabratha, i Fenici avevano fondato numerosi altri insediamenti commerciali, il piú importante dei quali era Macomades- Euphranta (presso la moderna Sirte) e Charax (la romana Iscina) e Moslem Sort, adesso Medinat Sultan, (a 55 Km. circa a est di Sirte.). Questi temporanei avamposti commerciali ben presto si svilupparono in insediamenti coloniali permanenti, prosperando grazie alla fertilità del suolo che li circondava ed ai lucrosi commerci di oro, avorio, pietre preziose, ebano e schiavi negri con il Sudan e l'Africa tropicale. Recenti scoperte archeologiche hanno rivelato tracce degli stadi iniziali di questi insediamenti commerciali. Ad esempio sotto la Sabratha romana tra il Foro ed il mare sono state ritrovati tracce di pavimenti battuti di capanne, probabilmente indicanti il periodo in cui il sito era visitato solo stagionalmente dai mercanti fenici. Non c'´ alcuna sicureza sulla data in cui Leptis e gli altri insediamenti commerciali furono convertiti in colonia permanenti. Comunque certe allusioni storiche fanno ritenere che questa trasformazione non avvenne prima del settimo o sesto secolo A.C. e, molto probabilmente, sotto l'egida di Cartagine, dopo che le due principali metropoli fenicie, Tiro e Sidone persero la loro indipendenza ad opera degli Assiri nel VII secolo a.C..
A riguardo di Leptis, nonostante il fatto che alcuni reperti datati al VII secolo a.C., siano stati ritrovati negli strati piú profondi della parte piú antica della città, alcune considerazioni storiche indicano una data piú tarda per il raggiungimento di una certa importanza da parte dell'insediamento. Erodoto (vedi: La spedizione di Dorieo in Libia.) riporta che i Greci tentarono di colonizzare la Tripolitania, e a questo scopo una spedizione guidata da Dorieo, figlio del re di Sparta Anassandrida, nel 520 a.C. sbarcò nei pressi del fiume Cinyps (l'odierno Wadi Caam), dove i Greci fondarono un insediamento chiamato con lo stesso nome. Due anni piú tardi, comunque i Cartaginesi, con l'aiuto della tribú libica dei Maci, furono in grado di rigettare in mare i Greci. Erodoto non menziona Leptis nel suo racconto di questo conflitto, nonostante il fatto che Leptis fosse nei pressi della scena degli eventi che coninvolgevano la sua stessa sicurezza. Questa omissione di Erodoto, se non dovuta a negligenza, indicherebbe che Leptis non fosse ancora divenuta un insediamento importante.
Questo e gli eventi successivi nella storia delle città della Tripolitania indicano chiaramente che esse passarono sotto la dominazione di Cartagine, che entro la fine del VI secolo a.C., aveva fondato un vasto impero che includeva importanti parti del nord Africa e del Mediterraneo occidentale. Il dominio di Cartagine sulla Tripolitania inevitabilmente condusse all'immediato contatto e conflitto con la potente città greca di Cirene e, sebbene non conosciamo l'effettivo andamento del conflitto siamo quasi certi che entro la metà del IV secolo a.C. una sorta di accordo per la definizione del confine sia stato concluso tra le due parti.
Fig. 1 - Una ricostruzione di Leptis Magna al massimo del suo splendore.
Fig. 1 - La pianta di Leptis Magna come rivelata dagli scavi.
Gli empori
Le città della Tripolitania sotto il dominio cartaginese furono chiamate dai Greci “Empori” (Fondi commerciali) (1). Dalle scarse testimonianze letterarie e archeologiche possiamo dedurre che all'inizio lo sviluppo di questi fondi commerciali fu lento e molto probabilmnte la loro grande espansione non ebbe luogo prima del V e IV secolo a.C.. Dagli scarsi riferimenti letterari si evince che la politica di Cartagine fu quella di non incoraggiare la libertà di commercio per le sue dipendenze nel nord Africa, come é chiaramente dimostrato dal trattato concluso con Roma nel 507 a.C. e rinnovato nel 348 a.C., in base al quale tutto il traffico navale commerciale era proibito da tutti i porti dell'Africa fenicia eccetto che da Cartagine. Inoltre le città della tripolitania erano pesantemente tassate da Cartagine, come si deduce dall'affermazione dello storico romano Livio (59 a.C. - 17 d.C.) che il tributo imposto su Leptis ammontava a un talento di argento al giorno, che era approssimativamente equivalente al salario giornaliero di 2.500 lavoratori. A giudicare da questo pesante tributo si puó concludere che Leptis era il centro amministrativo e fiscale degli Empori. Oltre a tali tributi regolari, gli Empori in tempo di guerra, dovevano fornire a Cartagine reclute e rifornimenti, poiché ad essi era proibito mantenere in proprio qualsiasi forza navale e terrestre. D'altra parte sembra che queste città godessero di qualche specie di autonomia nei loro affari interni. Sallustio, lo storico romano che fu nominato Governatore della Numudia (46 a.C.) da Cesare, afferma che Leptis aveva proprie leggi e propri magistrati, affermazione che probabilmente si applica anche alle altre città degli Empori. Secondo iscrizioni del periodo romano, i magistrati di piú alto grado erano chiamati “sufeti” (dal fenicio “Shophet” giudice)). Oltre ai sufeti, iscrizioni dello stesso periodo rinvenute a Leptis registrano anche altri titoli di funzionari chiamati in fenicio “muhazim” che erano soprattutto incaricati della raccolta delle multe e delle provviste per il mercato.
L'economia degli Empori era basata principalmente su due fonti: il commercio carovaniero con l'interno del Sahara e l'agricoltura. I fenici avevano la reputazione di essere abili nella coltivazione intensiva della terra, abilità che avevano sviluppato nella stretta fascia costiera della loro terra d'origine nel Libano e piú tardi in Africa dove itrodussero la coltivazione di importanti piante come l'olivo e alberi da frutto come il fico, il melograno, il pesco, il mandorlo e la vite. Oltre alla coltivazione sistematica, i coloni fenici introdusseroin agricoltura importanti strumenti metallici e iniziarono progetti di irrigazione per il controllo e la conservazione delle acque, come dighe, cisterne e bacini idrici che pi&uacte; tardi furono estensivamente sviluppati dai Romani.
Per quanto riguarda la vita religiosa degli Empori, solo scarse informazioni sui vecchi culti possono essere dedotte da
quelli sopravvissuti sini al periodo romano che indicano che il Pantheon primitivo includeva molto probabilmente le principali deità fenicie come “Melqart”, l'equivalente tiro del greco Ercole; “Eshmun” il dio sidoniano della guarigione e della medicina che fu identificto con il greco Esculapio.
I periodi dei Vandali e dei Bizantini.
Il dominio dei Vandali in Nord Africa, che durò circa un secolo, dalla data della loro occupazione di Cartagine nel 439 d.C. alla loro cacciata da parte dell'imperatore bizantino Giustiniano nel 534 d.C., fu uno dei periodi piú oscuri nella storia di questa regione. Per origine essi erano una popolazione germanica che, migrata dal loro luogo di origine nei pressi del Mar d'Azov, attraverso la Germania e la Francia, si insediarono in Ispagna e vi stabilirono il loro regno dando il loro nome alla regione cioé Andalusia. Le circostanze che condussero alla loro occupazione del Nord Africa si verificarono nel 429 d.C. quando Bonifacio, il Governatore romano dell'Africa rinunciò alla sua fedeltà a Roma a causa di una disputa con l'Imperatrice e chiese a Genserico, il re dei Vandali di attraversare lo stretto di Gibilterra per sostenere la sua causa. Questa opportunità fu immediatamente afferrata da Genserico che nonostante la riconciliazione tra Bonifacio e l'Imperatrice, si rifiutò di lasciare il paese. Il tentativo di Bonifacio di espellere i Vandali con la forza ebbe l'unico risultato della sua disfatta e del suo abbandono del paese nel 431 d.C.. L'imperatore Valentiniano III era troppo debole per poter intervenire e il dominio romano in Nord Africa ebbe praticamente fine con l'occupazione di Cartagine da parte dei Vandali nel 439 d.C..
I Vandali non passarono in Nord Africa in gran numero cosicché la governarono come una piccola classe dominatrice di guerrieri. Essi non fecero alcun tentativo di modificare l'esistente organizzazione amministrativa romano e lasciarono che i funzionari continuassero ad adempiere ai loro compiti. La loro interferenza fu limitata per lo piú all'esazione dei tributi ed al loro atteggiamento ostile nei confronti dei cattolici, essendo diventati, durante le loro precedenti migrazioni in Europa, adepti della setta Ariana.
Note
(1) Questo termine fu applicato a quella parte della costa nord-africana delimitata dalle due Sirti, “Syrtis Minor” ( o la piccola Sirte, adesso golfo di Gabes in Tunisia), e “Syrtis Maior” (la grande Sirte, l'attuale golfo di Sidra): in epoca romana fu dapprima conosciuta come “regio syrtica”, e a partire dal III secolo d.C. come “Tripolitania regio” o “Tripolis”, una deniminazione che continuò ad esssere adottata per la maggior parte della regione sin dalla conquista araba nel VII secolo d.C. fino ai nostri giorni.