LA FIERA DEL MARETARANTO 1946 - 1956Interventi e lettere
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INDICE - SOMMARIO |
Il 16 maggio 1946, accogliendo l'auspicio formulato dalla locale Assindustria, la Giunta della Camera di Commercio di Taranto, costituita da Avv. Giuseppe Acquaviva (presidente della Giunta stessa), Dott. Nicola d'Ammacco (presidente dell'Ascom), Dott. Nicola Resta (presidente dell'Assindustria), Avv. Leonardo Arnese e Giuseppe Giancane, deliberò di «promuovere l'organizzazione di una "Fiera del mare" nel capoluogo e di allestire la prima manifestazione, possibilmente entro il corrente anno; di convocare per giovedì 23 maggio corrente i rappresentanti delle categorie economiche, dei lavoratori, dei tecnici e della stampa locale per un preliminare scambio di idee circa la possibilità di realizzazione immediata della prima manifestazione fieristica e per concretare eventualmente il piano dei lavori e procedere alla nomina del Comitato organizzatore».
Tale Comitato, costituito dai predetti membri della Giunta - ovvero i cinque fondatori della Fiera del Mare - e da altri tre notabili, riuscì a raccogliere e convogliare le migliori energie della Città, pur impoverita e prostrata dalla guerra da poco terminata, ed a allestire l'evento in meno di tre mesi. Quello straordinario periodo di «lavoro febbrile» è stato ben descritto dalla serie di articoli pubblicati sul Corriere del Giorno dal 14 marzo al 19 maggio 1981, a firma di Nino Bixio Lo Martire, sotto il titolo «Storia di una fiera: gli entusiasmi di pochi diventano patrimonio di una città».
Vi si trovano, fra l'altro, varie citazioni di testimonianze dell'epoca, sotto forma di «Appunti intelligibili dai soli componenti il Comitato direttivo». Sono ricordati, in particolare, il «generoso ben capace portasigarette (inglesi) del Dott. d'Ammacco», l'impegno dello stesso per il «concorso dei vetrinisti», le «sfuriate di Nicola d'Ammacco perché non si arriva mai puntuale», oltre a qualche altra pennellata come: «Arriva Nicola d'Ammacco. Scommettiamo che si mette a parlare dell'assoluta imprescindibile necessità di stare in guardia e di difendersi dal nord... ».
La prima edizione della Fiera si svolse quindi nella Villa Peripato dal 14 agosto al 14 settembre 1946, assurgendo subito al livello di un evento di primario interesse nazionale, com'è dimostrato dalla visita del Capo dello Stato, on. Enrico De Nicola (25 agosto), e dalla bella prima pagina a colori che apparve sulla Domenica del Corriere con l'illustrazione del padiglione della Marina Militare sovrastato dal motto "Ut Patria resurgat". L'avvio di quella prima manifestazione fieristica era stato vissuto dai promotori con comprensibile trepidazione, come ricordò non senza ironia lo stesso Dott. d'Ammacco:
« Avevamo passato la notte completamente in bianco e, con noi, le nostre mogli. Seduti sulle poltroncine e discutendo. Una notte trascorsa, appunto, col terrore dell'inaugurazione. D'altro canto, eravamo in ballo e non potevamo tirarci più indietro. Anche se era una impresa più grande di noi. Tutte le ansie, però, scomparvero quando sentimmo il discorso del presidente Acquaviva, alla vista del palco delle autorità, alle parole del ministro D'Aragona. Dimenticammo la stanchezza e ci accingemmo ad attendere le critiche dei concittadini. »
Seguirono, nelle estati successive, la seconda edizione della Fiera (1947), inaugurata dall'onorevole Pio Petrilli, Sottosegretario al Tesoro, in rappresentanza del Governo, e la terza edizione (1948), per la quale i promotori vollero nuovamente ottenere la visita del Presidente della Repubblica. A tal fine, una delegazione di sette Tarantini, fra cui il Dott. d'Ammacco, si era recata al Quirinale il 30 giugno per presentare l'invito al Capo dello Stato, on. Luigi Einaudi. Pur attardato dalla crisi che seguì l'attentato a Togliatti, il Presidente poté effettuare la visita il 30 luglio, venendo solennemente accolto a Taranto dalle salve di saluto sparate dalla Corazzata Caio Duilio.
Appena conclusa la terza edizione della manifestazione tarantina, mentre già erano state avviate le prime azioni per quella successiva, si apprese che a Bari la Fiera del Levante aveva anch'essa programmato una "Mostra delle attività marinare" che avrebbe dovuto accogliere il materiale della Marina esposto alla Fiera del Mare. A sostegno della formale protesta votata in seno alla Giunta della Camera di Commercio, il Dott. Nicola d'Ammacco fece pubblicare sul Corriere del Giorno del 21 agosto 1948 un suo articolo intitolato "Bari e la Puglia", in cui scrisse fra l'altro:
« Qui non si intende dichiarare guerra a Bari e disconoscerne l'importanza e la funzione, quale massimo centro della vita e delle attività della regione: qui intendiamo solo prendere una volta per sempre posizione contro ben determinata mentalità di alcuni dirigenti baresi, i quali vogliono mortificare la vitalità e le iniziative delle altre province e asservirle agli interessi della loro città. »
Nel febbraio 1949 il Dott. Nicola d'Ammacco assunse la carica di Vicepresidente della Fiera. Questa venne realizzata per la quarta volta all'interno della Villa Peripato, ma con un apparato scenografico inusitatamente fastoso, in cui spiccava la presenza di quattro colonne rostrate romane davanti all'ingresso d'onore, un arco di trionfo stilizzato davanti all'ingresso principale, il dritto di prua di una grande motonave ed un galeone veneto realizzato dall'Arsenale in scala 1:1 quale sede del museo storico della Marina Militare.
Questa quarta edizione della Fiera del Mare fu inaugurata il 18 giugno 1949 dal Vicepresidente del Consiglio, on. Attilio Piccioni, accompagnato dal sottosegretario Giulio Andreotti e dal vice presidente della Fiera, Dott. Nicola d'Ammacco, definito "un infaticabile operatore". Lo stesso Dott. d'Ammacco accompagnò poi a visitare la Fiera anche diverse altre personalità di spicco del Governo De Gasperi, quali l'altro Vicepresidente del Consiglio, on. Roberto Tremelloni, il Ministro dell'Interno, on. Mario Scelba, il Ministro della Marina Mercantile, on. Giuseppe Saragat, ecc.
Nelle stesse occasioni, molti dei predetti illustri ospiti furono accompagnati a visitare anche il terreno di Montegranaro, un'ampia zona di demanio militare (140 mila metri quadri, in prossimità della Torre D'Ayala) individuata quale auspicabile sede delle successive edizioni della Fiera del Mare.
Nei mesi precedenti, infatti, il Comitato organizzatore della Fiera aveva riconosciuto l'inidoneità della Villa Peripato ad assicurare un sufficiente respiro alla manifestazione fieristica, date le dimensioni che questa stava raggiungendo ed tenuto conto del rilievo che occorreva farle assumere anche in ambito internazionale. Erano stati pertanto avviati i primi passi per ottenere una cessione del suolo di Montegranaro. Nel contempo, per iniziativa della Giunta della Camera di Commercio, era anche stato costituito l'Ente autonomo Fiera del Mare (19 maggio del 1949).
In attesa del formale riconoscimento dell'Ente, il Consiglio generale della Fiera del Mare approvò la "esauriente relazione predisposta dal vice presidente Dott. d'Ammacco" (20 settembre 1949) volta a risolvere il problema della cessione del terreno demaniale di Montegranaro, ove sei mesi dopo il rappresentante del Governo, prefetto Speciale, poté dare il primo colpo di piccone per la sistemazione dell'area (22 marzo 1950).
Meno di un mese dopo, avendo accettato con rammarico le dimissioni dell'Avv. Acquaviva, lo stesso Consiglio generale attribuì al Dott. Nicola d'Ammacco la Presidenza della Fiera (15 aprile 1950), richiedendogli di proseguire la sua attività per l'allestimento del nuovo quartiere fieristico di Montegranaro e per l'organizzazione della successiva edizione della Fiera, da rinviare, per mancanza di tempo, al 1951.
Essendo stato bandito un concorso nazionale per il progetto di tale quartiere fieristico, ne risultò vincitore il lavoro degli architetti Ligini e Baccin che prevedeva una sistemazione perfettamente rispondente e lungimirante. Volendo passare celermente alla fase realizzatrice, il Dott. d'Ammacco si espresse in questi termini ai giornalisti:
« Non si può e, non si deve perdere tempo; bisogna porre in atto la migliore volontà, senza della quale i numerosi ostacoli, che senza dubbio sorgeranno lungo la strada, non potranno essere superati.
La città si aspetta dalle autorità il primo segno di buona volontà, il primo impulso realizzatore ... I dirigenti della Fiera hanno fatto sinora quello che era umanamente possibile fare ed è inutile ora affermare che il Governo dovrà fare il resto; bisogna mettere il Governo in condizione di fare il resto, ma tocca a Taranto cominciare. E tocca cominciare proprio da parte dei tre enti fondatori: Amministrazione provinciale, Amministrazione comunale e Camera di commercio. Bisogna guardare lontano e, se il sacrificio di oggi può apparire ingente, forse superiore alle forze degli stessi tre enti, non v'è dubbio che tale sacrificio sarà largamente ricompensato quando la nuova grande fiera sarà una realtà e i benefici di ogni genere che ne verranno a Taranto e al Mezzogiorno si faranno sensibilmente sentire. »
Il 10 giugno 1951 lo stesso Dott. Nicola d'Ammacco venne nominato Presidente dell'Ente autonomo Fiera del Mare, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'Industria e Commercio, on. Pietro Campilli.
Questo fu l'inizio di un quinquennio denso di attività:
Tuttavia, nonostante il trascorrere degli anni e le assicurazioni fornite a tutti i livelli, il problema dell'effettivo stanziamento dei fondi necessari continuò ad intralciare il completamento dell'opera. In un articolo di fondo pubblicato sul Corriere del Giorno, il Presidente dell'Ente autonomo Fiera Internazionale del Mare, Dott. d'Ammacco, scrisse fra l'altro:
« Stato ed Enti locali hanno mostrato d'intendere, egregiamente, l'interesse generale e particolare di potenziare la nostra fiera. Sennonché la traduzione di tale favorevole e generoso atteggiamento sul piano delle concrete conseguenze finanziarie si sviluppa attraverso vie lunghe, per cui la metamorfosi della Fiera del Mare si prolunga oltre ogni altra ragionevole previsione e ciascun anno perduto reca una tale sottrazione alle categorie ansiose di un lavoro stabilito su durevoli basi, che il problema di una immediata accelerazione sembra doverosamente imporsi, anche riguardo ai sacrifici già sostenuti, i quali si tradurrebbero in un difficile sperpero se dovessero ulteriormente rimanere cristallizzati nella sterile realtà di un'opera incompiuta ».
Il colpo di grazia all'intero progetto venne infine dato nel 1956, quando erano finalmente divenuti disponibili i fondi stanziati dai tre enti fondatori (Provincia, Comune e Camera di Commercio di Taranto), consentendo il pagamento delle rate relative all'acquisto del terreno. Quel terreno, a quel punto, venne dichiarato non più disponibile, dovendo essere retrocesso alla Amministrazione Difesa.
In tale situazione, il Presidente dell'Ente autonomo Fiera Internazionale del Mare, Dott. Nicola d'Ammacco, non poté fare altro che richiedere al Presidente del Consiglio dei ministri, on. Antonio Segni, di essere esonerato dalla carica.
Riceviamo una lettera dal Dott. Nicola d'Ammacco di chiarimento ad una nostra nota apparsa su queste colonne, che volentieri pubblichiamo:
« Caro Angelo, assiduo lettore de Il Tempo, leggo il tuo articolo "Mostre e fiere dimenticate" sul giornale del 29 gennaio. Una tua frase mi costringe ad uscire dal riserbo ultraventennale.
« Innanzi tutto devo precisare una inesattezza: la terza edizione della Fiera non fu l'ultima, ma lo fu la IV (quella del Galeone Veneto) da me allestita allora come vicepresidente, inaugurata da Piccioni ed Andreotti alla presenza delle rappresentanze diplomatiche e militari degli USA e Inghilterra.
« Avrei gradito che tu avessi letto i verbali dei Consiglio generale e della Giunta della Fiera (dovrebbero essere negli archivi della CdC), le delibere del Comune, della Provincia e della CdC dal '49 al '54, per constatare quanto lavoro, purtroppo inutile, fu fatto negli anni che tu, impietosamente, oggi, dici, che si "sfarfalleggiò dietro chimere di grandezza".
« Quegli anni, invece, furono anni di enorme, oscuro lavoro, tra mille difficoltà e contrarietà locali e non, personali e non, per la costituzione dell'Ente Fiera del Mare, suo riconoscimento giuridico, sua elevazione – senza aver fatta la Fiera – a Fiera Internazionale (ci vogliono cinque anni di effettive manifestazioni internazionali per ottenerlo), formazione e nomina del Consiglio generale, acquisizione del terreno di Montegranaro (quindi determinare la volontà politica ed amministrativa di dismettere), dismissione dal Demanio militare, passaggio al Demanio marittimo, da questo al Demanio patrimoniale, determinazione del valore. Basti pensare che per ognuna di queste pratiche occorreva il parere o la delibera o il decreto al minimo di quattro o cinque enti, direzioni generali, ministeri, quando non ci è voluta addirittura una leggina. Chi ha idea di queste pratiche può ben capire e immaginare quale mole di lavoro ci sia voluto per anni, e bada che la Fiera non aveva che me presidente e, in prestito, un impiegato e un dattilografo, e senza prebende, stipendi e indennità.
« Il lavoro, pur con le difficoltà obiettive, procedette abbastanza bene sino all'ottobre del 1951 con tutti i prefetti sino a De Bonis, ma con la venuta del prefetto Gaipa tutto divenne impossibile e gli ostacoli crescevano giorno per giorno.
« Mania di grandezza la mia? Innanzi tutto, se lo fu, essa fu condivisa allora dal Consiglio generale (Enti fondatori, Ministeri e Enti nazionali), dal Comune, Provincia e CdC.
« Ma poi, proprio tu, che ti stai battendo per la miopia ancora imperante, chiamare mania di grandezza aver lavorato con un programma su quattro direttrici:
1) formazione dell'Ente giuridico;
2) acquisizione di 140 mila mq. di suolo a Montegranaro (fui accusato di aver scelto un suolo lontano dalla Sem);
3) piano finanziario e ricerca dei mezzi;
4) concorso ed attuazione del concorso (prima volta che si faceva un concorso urbanistico per una fiera. Ne scrisse in riviste di architettura, mi pare, Bruno Zevi), per dotare Taranto di un quartiere fieristico e attrezzature varie: teatro, auditorium, teatro all'aperto, sale congressi e sale concerti, complessi vari, zona turistica e sportiva per dotare la città di qualcosa che non aveva (e non ha) e che da 26 anni Paolo Sala cerca di avere.
« Se questa è mania di grandezza, ebbene, accusami pure di megalomania, ne sarò lieto.
« Altra tua accusa, la spesa. Ma quale spesa? Sulla carta molti ma molti milioni, che si moltiplicavano ad ogni elezione, ma gli unici milioni che la Fiera ha visto sono stati quelli dei cantieri scuola (inventati a Taranto dalla Fiera) e che alleviarono, comunque, la disoccupazione di 600 operai per oltre un anno e permisero, oltre al lavoro di sistemazione del terreno di Montegranaro (oggi ne beneficerà la Marina), il lavoro di sterro dei Salesiani (campo sportivo), della caserma dei VV.FF., di S. Antonio. Essi mi furono dati (scusami se adopero la prima persona) da due Ministri non certo del mio partito: i senatori Fanfani e Rubinacci, convinti dell'utilità dell'opera. Mi sembra che basti, ma non intendere questa mia come giustificazione, ma semplicemente come contributo al ristabilimento della verità.
Con tutta cordialità ».
Caro Nicola, con il riferimento alla « Fiera del Mare », non aveva alcuna intenzione di fare polemica (anche perché ne ho parlato in altre occasioni) ma soltanto per richiamare l'attenzione di altri su ben altre cose. Qui da noi, a Taranto, questa nostra gente che ha le leve del comando è abituata a sorvolare sulle cose più importanti che ristagnano o si dimenticano addirittura, perché vuole vivere alla giornata. I problemi che incombono su Taranto sono tutti pesanti e indifferibili; dal traffico alla disoccupazione; abbiamo, mi ci metto anch'io, il difetto di scimmiottare (se costruisco un ago tutti vogliono costruire lo stesso ago, e questo vale per ogni altra cosa piccola o grossa che sia) e ci incattiviamo se qualcuno arriva prima di noi con idee nuove e soprattutto realizzabili. Dobbiamo ricordare, a riprova, che il progetto di quel genialoide di Ciccio De Rosa del ponte sul Mar Piccolo tra Punta Penna e il Pizzone si sta realizzando oggi dopo oltre 50 anni; senza contare di tante altre cose ideate; e, se qualcuna ha avuto il battesimo del varo, ha fatto la fine della «tua Fiera del Mare», distrutta dalla cattiveria umana.
… vi sono altri esempi di dismissione di suoli demaniali della M. M.: l'area della Fiera del Mare. A tale proposito ci scrive il carissimo amico Nicola d'Ammacco: «Perché non ci vediamo qualche ora per parlare di tante cose e non solo della Fiera?» Volentieri; ma leggiamo quanto ha scritto in risposta ai nostri due servizi già pubblicati.
« Caro Angiolino, nel mentre mi accingevo a scriverti il mio primo accordo circa l'utilizzazione del suolo di "Montegranaro" per la Subfor, leggo oggi, sul numero 59 il seguito.
« Non fu mollezza quella che affossò la Fiera del Mare e tutto il materiale che ho potuto salvare e consegnarti ne è la riprova, ma la volontà decisa di Taranto e fuori.
« Pensa che mi si accusò di visionario perché i Tarantini mai sarebbero arrivati fin laggiù! (cioè alla Torre D'Ayala allora fuori mano ed oggi, si può dire, nel cuore della città). E questo da persone che avevano il dovere di vedere più in là degli altri!
« Oh, Francesco De Rosa, chi pensa di farti un monumento? Anche tu eri un pazzo.
« Si questa è la città in cui chi fa, è pazzo. Anche il "Premio Taranto" fu ideato da pazzi, vero? ».
[…]
« A seguito delle mie dimissioni il 90 per cento delle lettere ricevute in risposta pervenivano certamente da persone il cui rammarico era sincero; certo ve ne erano due o tre di autentici coccodrilli, ma non vale la pena nominarli ».
E' evidente comunque, al lume di quanto appare dai fatti, che l'amico d'Ammacco non era affatto un visionario e tanto meno un pazzo, ma aveva visto giusto sul futuro economico-tecnico della nostra città; tanto meno visionari e pazzi erano Ciccio De Rosa con il suo progetto di costruzione del ponte «Punta Penna-Pizzone» e i componenti il Circolo di Cultura con il suo «Premio Taranto» che aveva richiamati sulle rive dello Jonio non pochi capiscuola della pittura: Pirandello, Meloni. Di quest'ultimo si è intrattenuto in una pubblicazione il critico d'arte Raffaele Carrieri.
… Anche noi abbiamo chiesto, nei discorsi già fatti su queste stesse colonne, che una parte del demanio affidato alla Marina venisse sdemanializzato ma indicata la destinazione. Si tratta, come accennato nei nostri vari servizi, del terreno di Montegranaro sul quale quell'ente eseguì anche alcuni lavori. Appunto sulla spesa di questi lavori e sulla utilità, ci scrive il dr. Nicola d'Ammacco:
« ... ma entriamo nel capitolo della spesa: intanto bisogna risalire all'epoca e alla situazione economica e sociale per cui si inventarono i famosi cantieri scuola. Adesso si chiama, mi pare, Cassa integrazione guadagni. Allora gli operai avrebbero dovuto lavorare, oggi, mi sembra, se non vado errato, vengono pagati senza lavorare, però possono lavorare per conto proprio.
« Se allora i cantieri erano gestiti bene è, per quello che risulta al Ministero del Lavoro, anche per merito mio; essi furono amministrati egregiamente dalla C.d.C. I.A.A. con gli ottimi Cascarano e Rizzo.
« Ho il merito di avere inventati i cantieri e di aver assicurato un minimo di salario a migliaia di disoccupati.
« Se vi fu una letteratura sui lavori di sterro, certo questo non si può dire per i cantieri della Fiera.
« Quei lavori sono serviti a spianare - tu che sei tarantino della mia generazione chiamerai "sette colonne" - il suolo. Senza quello spianamento oggi non si potrebbe aspirare ad avere dalla Marina il suolo per la "Subfor". Ma non solo questo hanno fatto i cantieri ».
E qui l'amico d'Ammacco si è dilungato sulla gestione dell'Ente, sui lavori di spiano per il campo di gioco dei Salesiani; del suolo della caserma dei VV.FF., della chiesa di S. Antonio; nonché la riqualificazione di centinaia di operai e l'avvio alla professione di diecine e diecine di geometri che oggi vanno per la maggiore.
« Si costruirono, infine, nel nuovo Arsenale – ci dice ancora d'Ammacco – dieci alloggi per il personale di Marigenimil. La Marina lo pose come condizione, alloggi fatti a regola d'arte che, credo, esistano ancora».
[…]
Osservando le cose a distanza di tanti decenni, e quindi con assoluto distacco, da tutta la vicenda della Fiera del Mare parrebbero emergere soprattutto gli indiscutibili meriti di tutti quegli straordinari personaggi, che si prefissero degli obiettivi di inusitata altezza e difficoltà, e si impegnarono senza risparmio per conseguirli, pur mantenendosi sempre coerenti con la loro indole signorile e disinteressata.
Sotto questo profilo, sembrerebbe perfino ingeneroso ed irriconoscente parlare di "fallimento" o di "insuccesso" della Fiera del Mare. Le quattro edizioni effettivamente realizzate costituirono di per sé un enorme successo. Ed anche tutto il lavoro condotto successivamente per avviare la costruzione del nuovo quartiere fieristico di Montegranaro non può che destare ammirazione. Quello sforzo, prodotto in modo oculato e lungimirante, giunse infatti fino al punto estremo che, a quei tempi e in quelle condizioni, poteva essere umanamente conseguibile.
Quel risultato, comunque, ebbe anche delle ricadute positive. Infatti, anche se esso deluse – inevitabilmente – le aspettative di allora, indicò chiaramente una via che meritava di essere seguita e propiziò la felice riuscita delle successive iniziative in quella direzione.
Non si trattò certamente di iniziative intese a riprodurre integralmente la Fiera del Mare, così come era stata concepita negli anni '40 e '50, ma di progetti che comunque vollero riallacciarsi idealmente a quella pionieristica esperienza: la Subfor [1] e la Cittadella delle imprese [2].
Note:
[1]
« La Camera di Commercio di Taranto, annunciando nei giorni scorsi, con un comunicato alla stampa, di voler organizzare, dal 24 al 31 maggio, il primo "SUBFOR MARE - Rassegna meridionale della nautica da diporto", affermò, tra l'altro, che la iniziativa si proponeva di "restituire alla città la sua Fiera del mare, realizzata, per poche edizioni, alcuni decenni fa" ». [2]
« Nell'inaugurare la Cittadella delle imprese, il 20 giugno del 2003, la Camera di Commercio ha voluto insistere sul fatto che "la collocazione di uffici e servizi nella nuova struttura", che guarda in faccia il mare, rappresenti "il ritorno all'antica vocazione", richiamando alla memoria "un passaggio storico importante realizzato con la Fiera del Mare". La Fiera, nata nel 1946 ed organizzata per quattro anni consecutivi, fino al 1949, presso la Villa Peripato avrebbe trovato sede naturale nell'area individuata e prescelta, proprio dove ora sorge la Cittadella delle imprese. Questo non avvenne, ma è rimasto integro il principio ispiratore della Fiera del Mare: stimolare l'ampliamento degli orizzonti economici attraverso uno sfruttamento diversificato della risorsa mare.
La Cittadella delle imprese, grazie ai suoi spazi, può raccogliere l'antico testimone. »
(Nino Bixio Lo Martire sul Corriere del Giorno del 14 marzo 1981)
(dal volume: 1924 2004 - LA CAMERA DI COMMERCIO TRA DUE SECOLI, Camera di Commercio di Taranto dal 1924 al servizio delle imprese, Taranto, dicembre 2004)