ARGOMENTI A FAVORE DI UNA

IDENTIFICAZIONE DI ATLANTIDE
CON L'ANTARTIDE

di Flavio Barbiero

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SINTESI

In tutto il mondo esistono miti sul diluvio universale e tradizioni circa l’esistenza di una civiltà antidiluviana, chiamata Atlantide o Mu. La scienza attuale, tuttavia, nega validità a queste testimonianze o ne riduce alquanto la portata, riportando il mito a dimensioni spaziali e temporali in linea con le conoscenze archeologiche odierne (Santorino, ecc). Da un punto di vista sia geologico che archeologico, infatti, sembra non esistere alcuno spazio sulla Terra per una civiltà avanzata, estesa e soprattutto antica come l’Atlantide descritta da Platone.

Questa convinzione non tiene in considerazione la situazione climatica della Terra all’epoca in questione. Secondo quanto ipotizzato in un mio precedente lavoro, la situazione climatica del Plesitocene era dovuta al fatto che il polo nord si trovava allora tra la Groenlandia ed il Canada, a margine della grande calotta glaciale winsconsiana. Di conseguenza il polo sud si trovava nei pressi del polo magnetico, sulla costa antartica australiana. La fascia atlantica dell’Antartide, quindi, si trovava ad una latitudine intermedia ed era libera dai ghiacci; cosa di cui esistono evidenze geologiche conclusive.

Mentre nel resto del mondo le culture paleolitiche prosperavano incontrastate, in questa fascia dell’Antartide si sarebbe sviluppata, in completo isolamento, la prima civiltà agricola umana, grazie a popolazioni trascinatevi dalle correnti oceaniche provenienti dal sud-est asiatico e dal Sud America.

L’impatto di un asteroide o di una cometa, alla fine del Pleistocene, avrebbe innescato uno spostamento dei poli, secondo il meccanismo illustrato dianzi, provocando la catastrofe ricordata dai superstiti come "diluvio universale", durante il quale Atlantide si inabissò (temporaneamente) nell’oceano. La glaciazione investì successivamente anche le coste atlantiche dell’Antartide, cancellando ogni traccia archeologica.

Diverse imbarcazioni sarebbero sopravvissute alla catastrofe, portando i loro occupanti in salvo sulle coste dell’America, Africa ed Asia, dove avrebbero dato origine, autonomamente ed in pieno isolamento gli uni rispetto agli altri, alle culture neolitiche ed alle successive civiltà superiori. Le numerose similitudini fra le civiltà antiche di tutto il mondo sarebbero dovute al bagaglio culturale comune degli antichi superstiti del diluvio. A supporto di questa teoria esiste un impressionante complesso di indizi e prove di ogni genere.

Il gap cronologico di oltre quattro millenni esistente fra la distruzione di Atlantide ed i resti archeologici delle più antiche civiltà superiori conosciute (Moenjo Daro, Ur ecc.) sarebbe soltanto apparente: alla fine del Pleistocene, e per oltre 4 millenni, il livello del mare è cresciuto costantemente, mano a mano che le calotte glaciali del Nord America e del Nord Europa si scioglievano, per un totale di ben 130 metri, sommergendo e distruggendo i resti delle civiltà create dai superstiti lungo le coste. La grande piramide sommersa di Yonaguny, in Giappone, i resti di città al largo di Cadice e altre strutture simili, sarebbero altrettante testimonianze in questo senso.

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